Adrian Tranquilli, In Excelsis, 2013. MANNMuseo Archeologico Nazionale di Napoli, Naples 2016.
Installation view. Photo: Yorgos Spanodimitriou
L’invisibile rapidità della diffusione pandemica e l’improvvisa sospensione della vita quotidiana obbligano alla riflessione su comportamenti, priorità e valori, sui modi di pensare, di agire, sulle fragilità individuali e sulla nuova organizzazione sociale. La psicoanalista Julia Kristeva rileva che l’uomo, nei tempi del CoVid19, ha scoperto il senso della solitudine, del limite e della morte, rimosso con la globalizzazione, per cui ora possiamo diventare più prudenti, forse più teneri, e in questo modo anche più durevoli, resistenti. E forse pronti per una nuova arte del vivere, che non avrà niente di tragico, ma sarà complessa ed esigente (2). L’intervista di Stefano Montefiori a Julia Kristeva è corredata dalla foto della scultura Untitled Hand Circle (1996) di Bruce Nauman, che considera l’opera il metalinguaggio della sua ricerca. Le profonde radici della poetica dell’artista e il tema delle mani ricordano il documento firmato da Le comete de création de l’Unovis nel 1920, nel periodo della pandemia della spagnola, diffusasi circa alla fine della prima guerra mondiale. Il gruppo suprematista di Vitebsk aveva inviato il manifesto alle sezioni delle arti plastiche, organizzati in Atelier liberi dal Commissariato del Popolo per l’Istruzione nei territori dipendenti dal potere bolscevico e visitati a più riprese da Malevič. Nel documento dal titolo Nous Voulons….. gli artisti suprematisti scrivono così.
Que le renversement du vieux monde artistique soit tracé sur les paumes de vos mains. Nous Voulons/ Nous Voulons/ Nous Voulons/ Nous Voulons (3)
Oggi, un secolo dopo, il senso della storia celato dietro le vicende umane ci rende consapevoli di non poter gestire l’organizzazione della nostra vita quotidiana e culturale. Il futuro dipenderà da un procedimento di ricerca derivante da questo nostro spazio vuoto, silenzioso, bianco, di incontri solitari con noi stessi.
Le estremità del segmento temporale tra il 1920 e il 2020 si nutrono dell’humus culturale del pensiero bianco. Il suprematismo di Malevič segna l’apice della ricerca artistica e filosofica da cui emergono nuove-antiche visioni del mondo, in cui la frantumazione dell’immagine rivela la struttura energetica della materia spirituale e delle sue relazioni.
Accanto alle trasformazioni geo-politiche, economiche a livello mondiale, la ricchezza di movimenti e fenomeni artistici rende unico il Novecento nel panorama culturale da est ad ovest.
Le biennali strutturate e organizzate attorno alla complessità artistica del secolo, al rapporto dell’arte con la produzione, con l’esposizione, con la visione del curatore, con le problematiche sociali, societarie, finanziarie, di comunicazione e di molti altri problemi, sono oggetto di approfondimenti da parte di studiosi tra cui Clarissa Ricci (4), Sara Catenacci (5), Anita Orzes (6), il cui contributo è parte di Storie delle Biennali di Venezia a cura di Stefania Portinari e Nico Stringa (7). Gli studi presentano la Biennale come una creazione convivente con la storia dell’arte passata, con le sue trasformazioni, con le problematiche enunciate o latenti, con i fenomeni della globalizzazione, dell’arte relazionale e le conseguenti proliferazioni di “biennali”.
Nella 49. Esposizione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia (2001), il direttore Harald Szeemann organizza la nuova concezione dell’arte dettata dalla sensibilità personale e collettiva dopo il superamento della soglia del nuovo millennio, dell’ingresso in un oltre capace di trasformare il senso della vita e da ciò il titolo Platea dell’Umanità. In catalogo, lo storico Bazon Brock nel saggio La piattaforma dell’amicizia-La critica della Verità! I problemi creano legami più forti delle credenze analizza il sentimento dell’amicizia attraverso il pensiero della sociologa Neil Postman, dell’arte di Joseph Beuys o delle campagne pubblicitarie United Colors di Benetton. La consapevolezza di problemi comuni dovrebbe portare alla formazione di una coscienza. La capacità di scorgere il nesso tra alcune osservazioni, collocate oltre la sfera del visibile, diviene una possibilità per teorizzare, per dar forza ad un nuovo pensiero, ad un capovolgimento simile a quello realizzato da Piero Manzoni con Socle du Monde. L’amicizia, scrive Bazon Brock, sostiene il mondo, invece di farsi riprendere -incoronata- sul suo palcoscenico. Szeemann apre l’esposizione Piattaforma del Pensiero del Padiglione Italia con la scultura Le Penseur (Le poète, 1880/1886) di Auguste Rodin simbolo dell’attività spirituale, della ricerca dei legami della vita al servizio della visualizzazione.
Direttore della 50. Esposizione Internazionale d’Arte Sogni e Conflitti. La dittatura dello spettatore, Francesco Bonami definisce la storia un infinito flusso di sogni generati da conflitti, come purtroppo l’infinito flusso di conflitti è la tragica conseguenza di sogni irrealizzati.
Francesco Bonami immerge la sua biennale nel dibattito antropologico che definisce glomanticismo, termine/specchio della nuova realtà in cui Globalità e Romanticismo s’intersecano con la politica economica e tecnologica, con il rapporto tra identità e globalizzazione. L’esposizione è introdotta dal gruppo scultoreo Prayng to safety (1997) di David Hammons. Due esili statue di Buddha Thai, genuflesse l’una di fronte all’altra, congiunte dal filo di nylon pregano rivolte verso una spilla di sicurezza sospesa. Per il direttore l’opera di Hammons rappresenta il simbolo della nostra generazione alla ricerca di un senso che attraversa il vuoto come la spilla. Le sculture La fine del xx secolo (1983) di Beuys, presentate da Szeemann, e le sculture Prayng to safety comunicano le diverse concezioni dell’arte e della biennale. Nella prima l’Arte si fa carico di proporre altre vie, sentendosi parte integrante della vita e responsabile della sua storia; nella seconda la sovrapposizione dei sogni e delle trasformazioni lasciano spazio allo smarrimento e alla ricerca del filo invisibile della salvezza. Le ventuno grandi pietre di basalto di Beuys, da cui il titolo di Francesco Bonami per il suo scritto Il Basalto e La spilla di Sicurezza hanno il contrappunto, il vertice concettuale nella visione plastica della scultura I sassi dello studioso di Zhang Wang modellati nel materiale moderno dell’acciaio in sostituzione della pietra tradizionalmente in uso nei giardini cinesi. Liu Janhua, Lu Shengzhong, Wang Shu, Yang Fudong e Zhang Wang sono invitati dal curatore Fan Dian a esporre le loro opere nella 50. Biennale di Venezia nel primo padiglione della Repubblica Popolare Cinese. L’adesione della Cina al World Trade Organization e la partecipazione in biennale con la propria identità culturale e religiosa sono un passaggio importante per proporre il proprio sistema dell’arte transnazionale. Negli stessi anni la SARS, causata da un corona virus, coglie il mondo di sorpresa e segna per gli artisti cinesi un momento di grande riflessione sulla propria identità.
Il progetto per il padiglione dal titolo Paesaggio artificiale illustra il nuovo modello di urbanizzazione, in cui le opere di Liu Janhua, Lu Shengzhong, Wang Shu, Yang Fudong, Zhan Wang modulano un viaggio nelle contraddizioni della quotidianità asiatica per il processo di modernizzazione. Il curatore Fan Dian riflette sui valori tradizionali della popolazione cinese, che potrebbe patire per repentini mutamenti dovuti ai prossimi eventi come le Olimpiadi di Pechino del 2008 o l’Esposizione Mondiale del 2010 a Shanghai, che per la prima avrebbero coinvolto l’intero paese in un eco mondiale. In accordo con la Biennale di Venezia, Francesco Bonami delocalizza il progetto Paesaggio artificiale nel museo di Guangdong, nel sud-est della Cina.
L’esposizione della mostra trasferita nel contesto originario è un’occasione per osservare in modo speculare, come in uno specchio, la trasformazione sociale in atto, attraverso lo sguardo dell’arte, in un momento di difficoltà. Dopo la Sars, causata da un coronavirus, segue nella fine dello stesso anno l’aviaria, altro virus influenzale trasmesso all’uomo dagli animali.
Nella scadenza centennale, dalla prima pandemia del secolo precedente, il CoVid 19 coinvolge l’organizzazione mondiale e rende l’uomo del nuovo millennio consapevole di un’interconnessione precedente alla proclamata globalizzazione. Fin dai primi secoli d. C. esistono documentazioni di epidemie causate da salti virali da specie animale all’uomo e forse dallo stesso pipistrello. L’animale notturno, rispettato nella cultura della Cina e dell’Africa, è per gli Aztechi e i Maya (che lo annoverano tra i segni zodiacali e il 2020 sarebbe l’anno del pipistrello) un totem legato al mutamento, alla rinascita. Per alcune religioni il pipistrello è il fulcro della conoscenza, dell’orientamento e della rinascita per la posizione a testa in giù come il nascituro. Nell’induismo gli animali sono percepiti nella vastità del loro essere e sono il volano di virtù e comportamenti dell’uomo. L’ingresso dei templi è protetto da sculture di serpenti e figure ibride di draghi. Una parte della cultura occidentale del Novecento ha rielaborato la ricchezza del mondo animale mantenendo viva la simbologia con differenti media. Su tale concezione si propongono alcune notazioni.
Adrian Tranquilli ricostruisce il bisogno dell’uomo di non perdere il contatto con il Simbolo. Il suo Batman è l’espressione dell’immaginario super-eroico di maschio Salvatore detentore del Bene, rivolto a proteggere il più fragile. L’eroe di Adrian Tranquilli ha nell’animo l’inquietudine dell’uomo contemporaneo: la sofferenza per l’ingiustizia sociale lo rende simile al drago che protegge la fragile forza del luogo sacro. La sua figura slanciata, imponente sembra sorreggere il cielo, consapevole della sublimazione del dovere, chiuso nel senso solitario dell’esistenza.
Una partnership di salvezza, nella pubblicità per il CoVid19, firmata da Havas Milan per il marchio Foxy UNICEF sostenute da Cartarie Tronchetti, è affidata alla Volpe (8). Per la cultura cinese la volpe è l’unico animale che saluta il levar sole e aiuta l’uomo a prendere coscienza dei suoi desideri e della responsabilità di alcuni atti.
La volpe di Havas Milan raccoglie la mascherina scivolata sull’asfalto durante un rifornimento. Corre, insegue il veicolo e il respiro concitato risuona nelle strade deserte. Raggiunge l’infermiere, gli consegna la mascherina e guardandolo negli occhi i loro sguardi si incontrano.
Il Direttore del Complesso monumentale della Pilotta di Parma, Simone Verde, nell’articolo Meno storia dell’arte e più storia del pianeta, apparso su Sole 24 ore, riflette sulle mostre nei musei di autocelebrazione dell’uomo in uno scenario asservito. Le campagne delle natività rinascimentali, scrive il direttore, per esempio, tutt’altro che pacifiche offrono frutti (e figli) quando gli uomini le inseminano con il loro sudore. La natura vi è rappresentata come femmina e passiva, tant’è che negli anni Sessanta la sua liberazione fece sperare in quella della donna (9). Lo squilibrio dominante ha tracciato norme che hanno interessato, condizionato molti linguaggi e aspetti della vita per cui oggi si rende indispensabile il procedimento di decolonizzazione. E questo processo deve coinvolgere anche il mondo animale. La necessità di ricomporre la natura nel suo grande insieme, nel riconoscimento dell’organizzazione della biodiversità, come nelle originarie filosofie orientali può indicare un nuovo percorso museografico che il direttore Simone Verde vuole intraprendere con l’Hermitage di San Pietroburgo. Il progetto avrà inizio con un convegno nel 2021 per riflettere su come meglio integrare le radici ecosistemiche delle codificazioni culturali e per rendere più consapevole dei processi evolutivi che si muovono su danze filogenetiche sincronizzate.
Il COVD19 incombe sull’organizzazione delle biennali nel mondo: la Biennale di Architettura 2020 è posticipata al 29 agosto, la Biennale di Riga si trasformerà in un film e la mostra incompiuta diventerà il suo set cinematografico dal 21 (cfr. E. Magri, All’improvviso Tutto Sboccia, https://www.lebiennali.com/riga.html), le Olimpiadi di Tokyo al 23 luglio del 2021. La nuova indagine sul nostro corpo, messo a nudo nelle sue fragilità metarelazionali e primarie dovrebbe essere il nuovo paesaggio su cui riflettere. La pandemia, che si è insinuata nelle nostre vite, è esplosa senza il coinvolgimento dell’immaginario lasciando davanti al nostro sguardo uno spazio bianco, silenzioso.
1 Stefano Montefiori, La nostra scommessa è la nuova tenerezza, Julia Kristeva Corriere della Sera: “L’humanité redécouvre la solitude exisentielle, le des limose et la mortalité, La Lettura, Corriere della Sera, 29-03- 2020
2 https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/04/28/pandemia-esperimento-sociale
3 K. Malevitch, Ecrits, présente par Andrei Nakov, pag. 263, ed. Lebovici, Paris, 1986
4 Clarissa Ricci, La Biennale di Venezia 1993-2003. L’esposizione come piattaforma, Dottorato di ricerca in Teoria e Storia delle Arti, a. 2012/2013, Università Cà Foscari Venezia
5 Sara Catenacci,Otre i Giardini. L’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e i suoi nuovi spazi, 1998-2004. L’Arsenale, i padiglioni in città, A.A. 2008/2009, Università Cà Foscari, Venezia
6 Anita Orzes, Padiglioni che denunciano, riflettono e astraggono. Un’analisi critica e trasversale della partecipazione spagnola alla Biennale di Venezia (2003-2011), Università di Barcellona, 2019, in [cura], Stefania Portinari e Nico Stringa, Storie della biennale di Venezia, Ed. Cà Foscari di Venezia
7 Cfr. Stefania Portinari, Nico Stringa [cura], Storie della Biennale di Venezia
8 https://www.nuovecanzoni.com/pubblicita-foxy-titolo-canzone-spot/96302/
9 Simone Verde, Musei futuri. La crisi offre l’occasione di ripensare a fondo la museologia. Meno storia dell’arte e più storia del pianeta, Il sole 24 ore, Domenica 19 Aprile 2020
In Excelsis, 2011. Studio Stefania Miscetti, Rome. Installation view. Photo: Humberto Nicoletti Serra
Zhan Wang Urban Landscape, 2003. Installazione, montagne in acciaio inossidabile, posate in acciaio inossidabile
David Hammons Prayng to safety, 1997. Statue tailandesi di bronzo, lacci e spille di sicurezza Collection Museum of Contemporary Art. Foto James Isberner, © Museum of Contemporary Art, Chicago. In Catalogo 50° Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, pag. 9 Marsilio ed. Venezia, 2003
Joseph Beuys La Fine del 20° secolo, 1983. 21 pietre di basalto diverse dimensioni, feltro, argilla, carriola, legno squadrato installazione in Catalogo 49° Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, pag. 20, Electa, Milano 2001
Auguste Rodin Le penseur (le poète) element de la Porte de l’Enfer, 1880 (modello originale), 1896 (fusione), Bronzo, patina nera in Catalogo 49° Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, pag.3 , Electa, Milano 2001