18 Febbraio 2021 by Fiorella Rizzo
Da “La montagna incantata” di Thomas Mann al nostro mondo incantato dove tutto ruota intorno alla malattia che scandisce giorni, settimane, mesi.
Disse Thomas Mann parlando agli studenti di Princenton nel 1939:
è l’idea dell’uomo, della concezione di un’umanità futura passata attraverso la più profonda conoscenza della malattia e della morte.
Il Graal è mistero, ma tale è anche l’umanità: poiché l’uomo stesso è un mistero, e ogni umanità è fondata sul mistero umano.
Fate il favore di leggere il libro sotto questo angolo visuale: troverete allora che cosa sia il Graal, il sapere, l’iniziazione, quel supremo che non solo l’ingenuo protagonista, ma il libro stesso va cercando.
Siamo anche noi gli ingenui protagonisti di un tempo sospeso, di un’umanità sofferta e di un pianeta altrettanto sofferto, abusato, calpestato.
Noi che cerchiamo perché ciò che siamo è sempre meno di ciò che possiamo essere, noi che sappiamo che non si diventa migliori per un virus, noi che vediamo che un nuovo modo di vivere non è, e non sarà un nuovo modo d’essere.
Anche per chi sa o dovrebbe sapere vi è la dura prova delle emozioni che a volte soffocano lo stesso sapere.
Le voci illuminate troppo flebili? O forse troppo forte il rumore degli egoismi, dell’avidità e di confusi pensieri?
Noi che siamo artisti sappiamo che l’invisibile è nascosto dietro il vetro degli specchi e l’indicibile nel suono del silenzio. E nel silenzio ascoltiamo la consapevolezza individuale che non si fa, però, messaggio collettivo visibile: è il Graal che non si vede, che non si sente perché parla piano, sussurra immagini.