Roma – 2 Marzo 2021 by Vittoria Biasi
Biennale di Venezia. Architettura
Mostra Internazionale di Architettura
How will we live together?
La 17. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, dal titolo interrogativo How will we live together?, a cura di Hashim Sarkis, che avrebbe dovuto svolgersi a Venezia dal 29 agosto al 29 novembre 2020, è posticipata al 22 maggio fino al 21 novembre 2021. La 59. Esposizione Internazionale d’Arte curata da Cecilia Alemani sarà posticipata al 2022.
La Biennale di Venezia dichiara che la pandemia ha compromesso l’organizzazione della mostra nella sua completezza, pregiudicando la realizzazione, il trasporto e la presenza delle opere e di conseguenza la qualità del lavoro. La Biennale, sentito anche il curatore Hashim Sarkis, nel rispetto delle difficoltà degli architetti invitati, dei paesi, delle istituzioni, degli eventi collaterali partecipanti, ringraziandoli per gli sforzi, ha deciso di spostare l’apertura della Mostra Internazionale di Architettura al 2021, introducendo la durata di sei mesi, dal 22 maggio al 21 novembre.
Per il 2021, la Biennale di Venezia conferma la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che sarà diretta da Alberto Barbera dal 2 al 12 settembre; il 48. Festival Internazionale del Teatro diretto da Antonio Latella dal 14 al 24 settembre; il 64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Ivan Fedele, dal 25 settembre al 4 ottobre; il 14. Festival Internazionale di Danza Contemporanea diretto da Marie Chouinard dal 13 al 25 ottobre.
Il presidente Roberto Cicutto, che succede a Paolo Baratta, esprime il suo ringraziamento per il lavoro svolto da tutti, per gli investimenti fatti dai partecipanti considerando le difficoltà incontrate da tutti i paesi partecipanti, dalle istituzioni, dalle università, dagli studi di architettura per l’apertura prevista per il 22 maggio fino al 21 novembre.
Con la mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia ospitata nel Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale da sabato 29 agosto fino a martedì 8 dicembre 2020 e realizzata dall’ Archivio storico della Biennale – ASAC, sembra concludere un percorso artistico-storico coincidente con la fine della presidenza di Paolo Baratta, mentre la pandemia trasforma le relazioni sociali e il rapporto con la fisicità. La mostra è curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera(Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) che hanno attraversato, utilizzando le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, i momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
Le sale del Padiglione Centrale hanno ospitato l’itinerario artistico di sei periodi storici, un’esplorazione che da una dimensione quasi privata o circoscritta si è gradualmente dilata ed è divenuta del mondo: dagli anni del Fascismo (1928-1945); dalla guerra fredda ai nuovi ordini mondiali (1948-1964); dal ’68 alle biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della Globalizzazione.
La conclusione è stato uno sguardo sul passato cui seguirà la 17. Biennale di Architettura che ha per titolo la domanda How will we live together? L’esitazione o lo smarrimento personale potrebbe indurre alla creazione di uno spazio bianco, di silenzio, di sospensione o di protezione.
Per Hashim Sarkis, curatore della 17. Mostra Internazionale di Architettura, i segni delle storie trascorse invocano una nuova dimensione. Nel sito della biennale è riportato un pensiero, che è una dichiarazione di poetica. «Abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali possiamo vivere generosamente insieme: insieme come esseri umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e in quello reale; insieme come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; insieme come comunità emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale; insieme trascendendo i confini politici per immaginare nuove geografie associative; e insieme come pianeta intento ad affrontare delle crisi che richiedono un’azione globale affinché possiamo continuare a vivere.»