Roma – 29 Giugno 2021 by Claudia Quintieri
Quante declinazioni può avere l’amore? L’amore sentimentale, l’amore amicale, l’amore verso la natura, l’amore verso l’umanità in generale, l’amore verso un figlio, l’amore verso un padre, l’amore verso una madre. Ma ci sono altri mille modi d’amare. In “Una donna”, libro di Annie Ernaux, l’autrice racconta del suo rapporto con la madre e comincia a scrivere il romanzo solo dopo la sua morte. L’odio-amore che Annie prova per la madre è totalizzante. Lei è la figura più importante di tutta la sua vita. E nell’arco della sua vita l’ha amata e odiata perché non avrebbe potuto essere altrimenti. La storia comincia con la generazione dei suoi nonni e l’infanzia e l’adolescenza di sua mamma segnate dai trasferimenti in città diverse. Poi il matrimonio che la cambia completamente: da quel momento inizia a lavorare in un’industria, mentre il padre era impiegato in ferrovia. Ma i soldi non bastavano mai. Allora i coniugi decidono di aprire un negozio dove la madre era benvoluta da tutti perché aiutava le famiglie in difficoltà, aveva una parola gentile per ognuno, era sempre sorridente. Ma questo era un suo modo di essere che riservava solo ai clienti, con la figlia, Annie, era tutto diverso: a lei era destinato il lato ruvido e severo. Quando l’Ernaux andava a negozio, doveva rintanarsi nel retrobottega fino a sera, allora la mamma, finito il lavoro, le dava un saluto. La ricostruzione del carattere della madre avviene nel libro attraverso i fatti: lei era più gioviale prima di rilevare l’attività, ed era diventata severa dopo l’inizio di questo lavoro che la stancava per la continuità di persone che entravano a comprare cui doveva dimostrare una cortesia costante. E permaneva comunque la preoccupazione economica.
E la madre, di educazione e ceto semplice, si appassionava molto alle letture per apprendere, cercava di parlare con frasi corrette, di raffinarsi nei dialoghi, di imparare modi di dire che appartenevano più alla borghesia che al suo ceto. E amava vestirsi bene, portare colori vivaci, curare i capelli, osservare le vetrine dei negozi alla moda. Due modi d’agire grazie ai quali sentiva di potersi elevare dalla sua origine umile, modi che il padre non capiva, ma che lei rivendicava. Intanto Annie cresceva e la mamma le dava la possibilità di un’istruzione che lei non aveva mai potuto avere. Era una donna generosa che non avrebbe mai preteso nulla in cambio, voleva solo la felicità della figlia. Il libro continua fino alla malattia: L’Alzheimer. L’odio – amore della scrittrice per questa figura femminile, indispensabile nella sua vita, si incentra, però, ininterrottamente, su di un nucleo di affetto sincero. La generosità senza pretese e la ruvidezza sono lati incessanti nel loro rapporto: due sentimenti che possono coabitare nell’essere umano, mentre litigano dentro di noi. Il controsenso permane nella storia e alimenta il silenzio fatto di rumori interiori che spesso le due donne si ritrovano ad affrontare. È un silenzio rumoroso magico, che accentua l’impalpabilità e la sfuggevolezza di due ambizioni, ma che si rivela nell’autenticità. Non è solo nell’adolescenza, che si assiste al loro distacco, ma Annie sente una volontà di allontanarsi che permane costantemente fino ad un certo punto della sua vita, fino a quando la madre non rimane sola. La volontà di un ricongiungimento è un richiamo ancestrale, istintuale, intimo, che forse proviene dalla parte più istintiva dell’essere e che conduce la scrittrice ad un desiderio ancora più comprensibile se si legge tra le righe della storia fatta di fasi. La caparbietà di Annie è naturale, frutto di un legame viscerale comprensibile alla sensibilità, veritiero nella spontaneità, una conseguenza di un amore che è sempre stato e che dovrebbe essere universale. Non si può giudicare alcun affetto, alcuna progressione sentimentale, si può solo vedere, accettare o non accettare.
E l’aspirazione della mamma ad elevarsi dal suo stato, insieme alla sua vergogna per il sentire di non essere accolta da un ceto più alto scaturisce nel loro rapporto. L’Ernaux prova dolore per lei che si sente sempre fuori posto, soprattutto dopo che Annie era entrata a far parte pienamente del ceto borghese, con la sua cultura, i suoi modi, le sue esperienze, compreso il matrimonio. Il libro è un raffinato connubio di sentimenti altalenanti, di progressi e recessioni affettive, di consolatorie attitudini all’amore e destabilizzanti pretese caratteriali. Si assiste alla declinazione di incomprensioni, minime ed evidenti, che attingono all’autenticità, alla perseveranza, compresa nell’abnegazione filiale. Le due donne litigano spesso, ma nel loro linguaggio, che vuol dire sempre, di fondo: “ti voglio bene”. Il dialogo è serrato e continuo fino alla morte della madre, dialogo fatto di accoglienza, generosità e rifiuto, da parte di entrambe. Non si possono inscatolare i sentimenti, ogni relazione ha le sue peculiarità e i piccoli gesti, le consuetudini, i modi di fare, possono unire e separare allo stesso tempo. Ma l’amore è il cardine di questa relazione, che scaturisce dalla quotidianità, dalle ricorrenze comportamentali, culturali e ripetitive. L’autrice, nel raccontare, dopo la morte della madre, sembra scoprire molte cose e percepisce immediatamente il dolore, quasi surreale per i suoi sensi, che le ha procurato questa perdita. Il dolore nasce come un fiume in piena senza che l’autrice lo racconti apertamente, è tra le righe, è l’essenza del libro, è la sua voce interiore che parla senza inibizioni, in un crescendo di enfasi. La sua è un’indagine obiettiva dove lei si attiene ai fatti, da una parte, ed è un’indagine guidata dai sentimenti, dall’altra. È un romanzo scritto in pochi mesi dove l’ispirazione nasce dalla frase: “mia madre è morta”, che mano mano l’Ernaux è riuscita a metabolizzare rispetto a ciò che ha provato subito dopo che lei l’ha lasciata. Anche alcune cose che ha scritto, rileggendo il romanzo dopo la prima stesura, non se le ricordava più: come una persona che dà tutto e poi si ritrova con la memoria offuscata. Il libro ha un linguaggio semplice, immediato, un andamento lineare, un percorso cronologico e nonostante la leggibilità, esterna ciò che Annie prova in ogni momento con una carica emotiva molto forte, vulcanica nella sua accessibilità. Una donna si legge tutto d’un fiato, cattura l’attenzione, tiene viva la concentrazione e la voglia di andare a vedere come finisca la storia. Una storia che ti rende complice nella sua genuinità. Ed è il fatto che potrebbe accadere a tutti a destare un interesse, oltre al fatto che la trama è coinvolgente e condotta sapientemente. Quindi ci troviamo di fronte a sentimenti puri, la vita, la contrarietà nella complicità, la complessità nella quotidianità. E una ricchezza che proviene dal ricordo ancora vivido e che si può misurare solo tramite l’amore.