Roma – 19 Ottobre 2022 by Valentina Iscra
Il presente contributo è stato edito il 19.10.2022 ma, a causa dell’interruzione del sito per motivi tecnici, ne riproponiamo la pubblicazione.
Le tematiche sociali e argomenti quali il disagio familiare, la solitudine e la povertà hanno rappresentato il filo conduttore dei film presenti alla 79^ Mostra del Cinema di Venezia.
“Come le tartarughe” è l’imperdibile opera prima scritta e diretta dalla poliedrica regista messinese Monica Dugo, anche attrice, qui protagonista, che racconta il tradimento e l’abbandono, dopo anni di matrimonio, del marito (Angelo Libri).
Originale il modo in cui decide di elaborare la propria sofferenza rinchiudendosi nell’armadio ormai vuoto del marito.
Anche i figli, Sveva (Romana Maggiori Vergano) e Paolo (Edoardo Boschetti) sono amareggiati ma cercano di sostenere la madre dialogando con lei proprio attraverso quell’armadio dal quale la protagonista Lisa, partecipa comunque alla vita quotidiana conoscendo anche il fidanzato di Sveva (Francesco Gheghi), che la sosterrà con la sua simpatia.
La semplicità ed il candore di Lisa affascinano, come la sua vulnerabilità, propria di chi crede fino in fondo nel valore della famiglia. Per questo soffre profondamente il tradimento del suo amore ed il pubblico sta dalla sua parte perché non merita certo di sprecare la sua vita fuggendo dalla realtà.
Quando Lisa ritrova la forza di uscire e di riconquistare la sua indipendenza, la musica di Pier Cortese, autore della colonna sonora originale, ben sottolinea il senso di liberazione che pervade lo spettatore.
Nella sezione Orizzonti “En los margenes” del regista argentino Juan Diego Botto, qui anche attore non protagonista, propone all’attenzione dello spettatore le dinamiche dei rapporti di coppia, tra genitori e figli all’interno delle problematiche legate alla crisi economica, raccontando storie che si intrecciano tra loro nell’arco di 24 ore con un ottimo ritmo.
Azucena (Penelope Cruz) lotta per non avere lo sfratto da una banca che rivuole la sua casa, sola perché il marito Manuel (Juan Diego Botto) è sempre assorbito dai suoi lavori saltuari accettati per sbarcare il lunario, Theodora (Adelfa Calvo) anziana signora malata cerca di parlare col figlio il cui negozio acquistato coi soldi della madre, è andato fallito a causa della crisi, e Rafael (Luis Tosar), avvocato diviso fra l’aiuto da prestare ad una madre la cui figlia è appena stata data in affido e la moglie che sta per partorire.
I protagonisti in questo thriller sociale combattono per la sopravvivenza. Fulcro di ogni vicenda è il coraggio, la determinazione e l’amore delle madri che lottano per i figli.
Filo conduttore in questo viaggio tra le varie umanità è rappresentato dell’avvocato che cerca di portare il suo aiuto come sindacalista. Casualmente coinvolto in questa avventura è il figliastro Raúl (Christian Checa) che all’inizio è indifferente e ostile ed alla fine diventa un suo sostenitore.
Il documentario di Benedetta Argentieri presentato fuori concorso “The matchmaker”, propone all’attenzione del pubblico il mondo delle donne della jihad islamica.
La regista ha intervistato Tooba Gondal, l’attivista che a 21 anni ha lasciato la sua benestante famiglia a Londra e, da studentessa modello, è fuggita per andare in Siria diventando una reclutatrice. Tramite i social sono almeno una dozzina le ragazze occidentali cadute nella sua rete. Così afferma la polizia internazionale che ha indagato a riguardo, fra queste anche alcune minorenni, fuggite in Siria per sposare soldati jihadisti.
Per i paesi d’origine delle donne partite per far parte dell’ISIS, più di centomila da tutto il mondo, permane il problema circa la verifica della loro effettiva consapevolezza nell’aderire allo Stato Islamico, per decidere il loro eventuale rientro in Patria. Per ora circa 12.000 donne e bambini sono detenuti nei campi di Al Hol e Ain Issa e desiderano tornare a casa.
In questo documentario diventa fondamentale la sfida della regista: presentare in modo equilibrato il ritratto di Tooba Gondal, la giovane che nell’intervista, raccontando le complesse vicende della sua vita da jihadista, pone lo spettatore di fronte alla crisi dei valori della società attuale. E non è facile dire chi sia il colpevole e l’innocente.