Roma – 10 Luglio 2024 by Vittoria Biasi e Qinggang Xiang
La storia della Cina, con le sue dinastie secolari, è connotata dal profondo rispetto verso la cultura, verso le origini dei caratteri cinesi e la loro storia. Il rinvenimento di iscrizioni sui gusci di tartaruga e su ossa di animali risalgono all’epoca della dinastia Shang nel XIV secolo A.C.. La scoperta, nel 1992, del frammento in terracotta recante ben 11 caratteri cinesi ha anticipato di 900 anni l’esistenza della scrittura1. I segni della calligrafia cinese sono ispirati dall’osservazione del mondo circostante e dei suoi dinamismi profondi. Il filosofo Li Zehou, che con i suoi libri sulla bellezza come connessione estetica tra i vari aspetti della storia e gli ideogrammi cinesi, ha favorito una conoscenza internazionale dell’anima della scrittura cinese.
La bellezza della calligrafia cinese si basa infatti sull’organizzazione della linea e sulla struttura fisica che si è resa autonoma dall’immagine, definendo la curvatura appropriata, l’armonia verticale e orizzontale, la struttura libera e la disposizione perfetta2.
Nei dipinti cinesi gli ideogrammi sono accanto alle immagini pittoriche come espressione d’arte suprema o possono essere soli per esibire la bellezza e la sinuosità dei segni, immersi in nuove dimensioni spaziali.
Per la 60^ Biennale di Venezia, Foreigners Everywhere, il Padiglione cinese dedica la mostra Atlas: Harmony in Diversity 美美与共–集, alle relazioni con la scrittura, che è un valore depositario di storia, di ricerca estetica, di dialogo tra differenti identità. La forma verbale Atlas – 集 è una rappresentazione concettuale delle geografie umane.
Tra gli artisti che si dedicano all’arte calligrafica, i curatori Wang Xiaosong e Jiang Jun, nella sezione Tradurre, hanno invitato il Maestro Qiu Zhenzhong per lo studio approfondito sulle caratteristiche della scrittura, elaborate e racchiuse nell’espressione natura della calligrafia. L’opera dell’artista testimonia la forza e la fluidità della tradizione capace di convivere con la ricerca della contemporaneità.
Qiu Zhenzhong in questa occasione ha presentato le sculture Status II, Status III posizionate nel Giardino delle Vergini su cui affaccia il Padiglione della Cina e Status I all’interno della sala. Il titolo allude alla mutevolezza della scrittura che l’artista eterna in status scultorei, che sono come flash, fotogrammi di ciò che accade. Studioso dei caratteri cinesi, del loro percorso di astrazione nel corso dei secoli e delle linee che le compongono, l’artista produce una linea che non sarà mai la definitiva ma si distenderà sulle tracce invisibile di un passato. Qiu Zhenzhong, consapevole che la mutazione è parte ineliminabile del visibile, lavora sul segno. Questo, ombra e il respiro del suo antico corpo, è capace di sostenere la storia passata e futura, proprio dell’arte suprema. La calligrafia è la conclusione del rapporto tridimensionale tra inchiostro, acqua, penna, carta e artista. Status II e Status III sono l’approdo scultoreo dello spirito interiore presente nelle linee calligrafiche trasferite nello spazio di una storia altra.
Le sculture di Qiu Zhenzhong si inseriscono in ogni ambiente e testimoniano il concetto filosofico del mutamento dei giardini cinesi tradizionali, 移步换景, in cui lo scenario muta con lo spostamento di un solo passo.
Fin dalla prima presenza ufficiale del Padiglione Cinese alla Biennale di Venezia, la mostra degli artisti della Repubblica Popolare Cinese prosegue nel Giardino delle Vergini con interventi scultorei che stabiliscono un rapporto filosofico tra interno ed esterno pensato a differenti livelli. Nella 58^ Biennale May You Live In Interesting Times, il Padiglione cinese allestisce l’esposizione dal titolo Re – 睿 traducibile con l’espressione Riflessione. All’interno della sala espositiva l’artista Chen Qi espone un antico libro tarlato (wormhole) penetrato dalla luce, che sollecita la sensazione di un viaggio nel tempo, e un’opera su carta in filigrana di grandi dimensioni su cui una proiezione video mostra increspature su increspature, conflitti nascenti tra diverse forze, da cui nasceranno altri segni, tra il ripetersi e l’infinito. La poetica di Chen Qi prosegue in esterno con la creazione della stanza dal titolo Elsewhere. Le pareti interne di color rosa creano una sensazione di riposo e tranquillità, interrotta dalla proiezione di luce e ombre, da sparizione e spartizione, provenienti dal wormhole dei libri.
Nella 60^ Biennale, in Atlas: Harmony in Diversity, il pensiero artistico di Qiu Zhenzhong sembra penetrare nel senso di conflitto perenne del segno esposto da Chen Qi. Il Maestro Qiu Zhenzhong entra nella filologia del carattere, lo scompone, ne analizza alcune fasi e ne scopre congiunzioni inseparabili, che la contemporaneità chiama connected histories. Qiu Zhenzhong dispone le sue grafie scultoree lungo una linea immaginaria che dall’interno conduce all’esterno: dallo Status I allo Status III. La collocazione delle opere crea una duplice prospettiva, che introduce una possibilità di valutazione e riflessione per l’uomo di fronte ai segnali della storia e del ricordo.
Per la prima volta Il Giardino delle Vergini è uno spazio espositivo comune a due paesi: Italia e Cina. L’artista Massimo Bartolini, con la mostra Two here/To hear, modella la sua opera in tre differenti forme di ascolto. La parte del Giardino delle Vergini antistante il Padiglione Italia per la prima volta è considerato spazio integrante dell’esposizione. Qui lo spettatore vive la suggestione acustica di un coro a tre voci, campane e vibrafono composto dall’artista inglese Gavin Bryars e del figlio Yuri. L’opera canta di un uomo che si percepisce come albero e partecipa del processo di osmosi con l’altro. La composizione si ispira al testo A veces ya no puedo moverme, Certe volte non riesco più a muovermi del poeta argentino Roberto Juarroz. Fermarsi, ascoltare e ascoltarsi attraverso l’altro alludono alla staticità come viaggio interiore, che fa da contrappunto a quello della scrittura attraverso i secoli. Il Giardino delle Vergini è una partitura musicale, in cui l’atmosfera della ricerca crea momenti di magica percezione di un sé collegato ad un tutto mentale, al di sopra del circostante, al di sopra delle cime degli alberi. La musica dei Bryars e le sculture di Qiu Zhenzhong si coniugano in un procedimento di passaggio dal corpo all’anima, dalla materia allo spirito: un segreto sentire sulla pelle il vuoto del suono e delle calligrafie.
1 Cfr. Yuan Huaqing, La scrittura cinese. La simbologia degli ideogrammi, Vallardi editore, Milano, 1998 pag. VII
2 Li Zehou, The Path of Beauty A Study of Chinese Aesthetics, Jiangsu Literature and Art Publishing House, Nanjing, 2010, p. 62, traduzione di Qinggang Xiang del testo originale: 汉字书法的美也确乎建立在从形象基础上演化出来的线条章法和形体结构之上,即在它们的曲直适宜,纵横合度,结体自如,布局完满。