24 Aprile 2020 by Emanuele Magri
Jaakko Niemelä foto di Matti Pyykkö
La Biennale di Riga
Nei paesi baltici sono state inaugurate alcune interessanti manifestazioni improntate ai temi dell’ecologia, e la tutela dell’ambiente e del mare a cominciare dalla mostra Coexistence al Kiasma di Helsinky incentrata sul concetto-speranza di coesistenza tra umani e gli altri regni, animale, vegetale e tecnologico. (cfr. E. Magri, Coesistence – Human, Animal and Nature in Kiasma’s Collections, Juliet Art magazine, N 197 aprile-maggio 2020)
Per l’estate 2020 era prevista la Biennale di Helsinki, ( cfr. V. Biasi Il paesaggio come giacimento culturale. La Nuova Biennale di Helsinki, lebiennali.com) curata da Pirkko Siitari e Taru Tappola, pandemia permettendo, col titolo The Same Sea basandosi sul concetto di interdipendenza che si ispira al pensiero di Barry Commoner, biologo e ambientalista statunitense, uno dei padri fondatori del movimento ecologista mondiale. «Ogni cosa è connessa con qualsiasi altra…”.
Una delle opere più interessanti sarà Helsinki Satellite Reef che verrà creata insieme ai residenti di Helsinki. È l’ultima aggiunta al progetto mondiale Crochet Coral Reef delle sorelle Margaret e Christine Wertheim e del loro Institute For Figuring di Los Angeles. La Crochet Coral Reef è uno dei più grandi progetti scientifici e artistici partecipativi del mondo, attirando l’attenzione del pubblico sui cambiamenti climatici e sui rifiuti di plastica che minacciano gli oceani del mondo. La creazione di questo progetto si ispira principalmente alla tecnica dell’uncinetto iperbolico, scoperto nel 1997 da Daina Taimiņa, professoressa di matematica, che insegna agli studenti la geometria iperbolica usando modelli all’uncinetto, quindi in bilico tra conoscenze scientifiche e artigianato popolare. Ed è una degli artisti invitati alla Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Riga (RIBOCA2) dal titolo And suddenly it all blossoms (All’improvviso Tutto Sboccia) che si sarebbe dovuta aprire sabato 16 maggio 2020. Come tutte le altre manifestazioni internazionali è stata rimandata. Ci rimangono però gli annunci e le presentazioni che ne davano notizia nonché il concetto curatoriale di Rebecca Lamarche-Vadel che è curatrice e scrittrice francese ed ex curatrice al Palais de Tokyo (2012-2019).
La seconda edizione della Biennale di Arte Contemporanea di Riga (RIBOCA2) – dice Rebecca Lamarche-Vadel – cerca di reinventare una cornice per costruire futuri desiderabili, per reimmaginare un contesto di profonda mutazione ecologica, economica e sociale per gli esseri umani. E si rifà alle condizioni che hanno portato, con pratiche ispirate alla resilienza, poesia, rito, canto, alla surreale catena umana di due milioni di cittadini, una scultura sociale di 600 km, che collegava Tallinn a Riga a Vilnius nel 1989. Anche in questo caso si pensa a una Biennale con 60 visionari artisti e creatori internazionali e regionali le cui opere sfidano le definizioni tradizionali di arte, ampliando i suoi territori abituali attraverso i parchi di Riga, ex siti industriali, terre desolate, case domestiche, monumenti, ristoranti, hotel e porti.
Tra gli invitati un italiano. Il filosofo italiano Emanuele Coccia, autore di La vie des plantes (La vita delle piante. Metafisica della mescolanza Il Mulino, 2018) dice :
“Domanderemo alle radici di spiegare la vera natura della Terra…. è dal fiore che comprenderemo che cos’è la razionalità, misurata non più come capacità individuale o potenza logicamente universale, ma come forza cosmica”. E ancora:
“Abbiamo adorato dèi antropomorfi e fatto per millenni degli animali l’oggetto del nostro culto. Eppure la forza cosmogonia più importante sul nostro pianeta sono le piante: sono loro le nostre ultime divinità. Sono loro ad aver prodotto il mondo così come lo conosciamo e lo abitiamo. Sono loro a mantenerlo in vita. Attraverso la fotosintesi, hanno permesso di cambiare lo statuto della materia che ricopre la crosta terrestre, trasformandola in centro di accumulazione dell’energia solare. E soprattutto hanno trasformato irreversibilmente la nostra atmosfera. Non illudiamoci: lungi dall’essere un elemento qualunque del paesaggio terrestre, le piante cesellano e scolpiscono incessantemente il volto del nostro mondo”.
Tra gli altri artisti Marguerite Humeau, che abbiamo recentemente visto in Italia al Museion di Bolzano con Oscillations, la sua prima personale in un museo italiano nell’ottobre scorso, è un artista con un approccio interdisciplinare che la porta a coinvolgere esperti di diverse discipline, dalla paleontologia alla musica, dalla zoologia alla linguistica, dall’ingegneria alla biologia. Con Oscillations presentava un gruppo di sculture in bronzo, alabastro, marmo e pietra in una grande installazione immersiva che si proponeva come spazio immaginario di transizione e oscillazione tra il mondo umano e quello degli spiriti. Qui presenterà una balena morente in un’installazione con suoni, seguendo l’ipotesi che il cambiamento climatico potrebbe portare a un aumento di spiritualità negli animali mettendo in discussione la nostra posizione di umani.
Oliver Beer lavora all’intersezione tra architettura suono e immagine, esplorando le connessioni tra spazio, oggetti e acustica. Cattura il suono di oggetti con microfoni che amplificano le frequenze provenienti dal loro interno.
Présage (Omen) di Hicham Berrada è composto da numerosi acquari che mostrano microcosmi in evoluzione generati dall’interazione di particelle provenienti dall’industria umana e materiali provenienti da Riga e dintorni. Il video SiO2 reinventa l’ambientazione della sede della mostra fra un milione di anni offrendo uno spaccato di ciò che potrebbe accadere molto tempo dopo che il mondo sarà andato in rovina. Le opere di Dora Budor si rifanno all’esperienza cinematografica e contengono spesso oggetti di scena usati, materiali per effetti speciali spostando il tutto in un mondo altro. Augustas Serapinas lavora con la gente del posto per trovare il modo di costruire pupazzi di neve senza neve, coinvolgendoci a immaginare quale tipo di rituali sostituiranno questa tradizione mentre la neve diventa sempre più scarsa nella regione. Le opere di Berenice Olmedo, Anthroprosthetic, sono esseri che vivono tra l’organico e il meccanico, sono protesi motorizzate, animate elettronicamente per eseguire coreografie tra il biologico e l’estetico. Quanto a Tomás Saraceno il suo progetto Aerocene è una scultura volante che va da Berlino a Riga trasportata solo dall’aria, dal sole e dalla forza del vento. Il secondo lavoro di Saraceno, una collaborazione con il Jurmala Music Festival di Riga, presenta una Jamming Session tra un’orchestra sinfonica di livello mondiale e uno dei suoi ragni, trasformando il concerto in un laboratorio vibrante per la sperimentazione. Lina Lapélyté, in collaborazione con l’architetto Mantas Petraitis, ripercorre i sistemi con cui, nel Medioevo, si facevano fluire i tronchi d’albero per il commercio di Riga lungo il fiume Daugava quando il rapporto tra uomini, risorse naturali e la forza del fiume erano del tutto naturali.
Margaret Wertheim in the Föhr Reef Museum Kunst der Westküste Föhr
Germany 2012
Oliver Beer Household Gods (Nonna) 2019 16 vasi, 2 altoparlanti, 18 basi.
GALERIE THADDAEUS ROPAC
Studio Tomas Saraceno, Arachnid Orchestra, 2015. Jam Sessions exhibition, Centre for Contemporary Art (CCA), NTU Singapore. Courtesy of the artist.
Marguerite Humeau, Oscillations. Foto Anna Cerrato.