15 Settembre 2019 by Donatella Pinocci
Gen Xue, The Name of Gold. Courtesy Donatella Pinocci
Da “Re” a “睿”: la riflessione
Con il Padiglione Cina la REPUBBLICA POPOLARE CINESE partecipa alla 58° Biennale di Venezia 2019 (Commissario: China Artsand Entertainment Group Ltd). Il Curatore Wu Hongliang, risponde al tema MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES, proposto da Ralph Rugoff, con la mostra dal titolo Da “Re” a “睿”: la riflessione.
Fino al 24 novembre, presso L’Arsenale, sarà possibile conoscere la visione degli artisti invitati a partecipare: ChenQi, Fei Jun, He Xiangyu, Geng Xue. Negli spazi espositivi si apre un percorso che permette di vivere un’esperienza sensoriale multimediale che si proietta nel futuro, ma anche un riferimento al passato visto come occasione di rilettura della storia ed espressione di saggezza. E’ questo l’aspetto che contraddistingue la proposta del curatore Wu Hongliang, specializzato nel coniugare l’arte della cultura tradizionale cinese a quella contemporanea. Nell’ultimo decennio, oltre ad aver curato mostre di grande prestigio, ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti pubblici nonchè scritto diverse pubblicazioni accademiche che ne esprimono la ricerca. Re-睿 è una mostra sui sistemi di connessione/comunicazione tra virtuale e reale. Il titolo si presta a più interpretazioni e questo rafforza l’idea stessa di multi-significato per multi-connessioni. Re- infatti, è una preposizione usata frequentemente in diversi linguaggi occidentali, ha un significato rivolto all’idea di passato, inoltre la pronuncia in cinese 睿 è RUI che significa anche Saggezza. La possibilità di superare le avversità contemporanee è affidata anche alla saggezza, grazie alla quale si rielaborano le esperienze del passato (Re-VIVAL) e si ritrova la strada che riconduce al cuore.
La mostra si presenta come un percorso sensoriale per esplorare, attraverso la fisicità del corpo umano, scenari multidimensionali, che varcano la soglia spaziotemporale. Implementando la possibilità umana dei sensi si passa dalla condizione reale a quella virtuale. Il sistema di connessioni possibili tra le due dimensioni diventa l’occasione per riflettere (RE-thinking) e sperimentare la possibilità di far comunicare le due visioni
Wu Hongliang sostiene che Guardare al futuro partendo dal passato costituisca un auto-addestramento profondo e poetico allo stesso tempo. Il curatore dichiara di aver imparato molto dai Giardini classici di SUZHOU nonché da quelli del Palazzo Reale di QING in BEIJING, vicino ai quali abitava da bambino. Il curatore ha percepito, fin dal primo sopralluogo fatto a Venezia per la Biennale, un’assonanza tra le due città cinesi e Venezia dovuta alla presenza dell’ acqua. Canali e ponti ne costituiscono l’elemento comune ed è proprio su questa sensazione di somiglianza che nasce la proposta dell’artista Fei Jun di sviluppare un’app interattiva Re-Search per ri-visitare la città di Venezia attraverso il telefono cellulare ed un localizzatore che puntando con il display i ponti di Venezia RI-CREA una connessione sostitutiva con ponti affini presenti in Cina. In questo caso è proprio l’idea del ponte a creare un ponte tra oriente ed occidente. L’ artista è ideatore di altri due progetti: Interesting World Installation 1 ed Interesting World Installation 2 due applicazioni scaricabili all’interno del Padiglione Cina, che accompagnano il visitatore nel percorso espositivo, permettendo di effettuare connessioni tra virtuale e reale. Attraverso l’uso del proprio telefono cellulare i visitatori possono estendere in modo interattivo le possibilità sensoriali.
Solo ad alcuni visitatori è possibile sperimentare anche un dispositivo aggiuntivo costituito da una fascia pettorale dotata di sensore: wristband, che permette di registrare lo stato emotivo di chi le indossa, e di trasformare le emozioni provate in immagini. Queste restano come un ricordo del viaggio al visitatore.
L’idea di Wu Hongliang è quella di costruire il percorso della mostra attraverso continui cambi di punti di vista, come avviene nella concezione dei giardini tradizionali cinesi. Questi sono caratterizzati dal cambio continuo di scorci che moltiplicano i punti di vista possibili, piuttosto che privilegiarne uno solo. Secondo questa visione le installazioni dei quattro artisti sono assimilabili all’idea di alberi e siepi del giardino tradizionale orientale. Gli scenari si prospettano come percorsi possibili costruibili in base allo spostamento continuo dello sguardo.
Chen Qi presenta una grande installazione ELSEWHERE una sorta di filigrana di grandi superfici forate ondeggianti che filtrano le onde di luce proiettandole in più direzioni sulle pareti opposte. Mentre un richiamo all’idea dell’origine della vita e del mare si ritrova nelle installazioni A Place without Whence or Whither.
e in The Born and Expansion of 2012 videoinstallazioni di grandi proporzioni, nelle quali partendo dal mare si arriva ad una visione “macro” organica che sembra alludere alla dimensione micro-cellulari. L’elemento acqua accoglie il visitatore tra le onde gentili dell’acqua nelle quali mente e corpo possono viaggiare.
Geng Xue allestisce l’installazione The Name of Gold (10 x 4 metri) costituita da un video in bianco e nero che in forma poetica allude al ciclo della vita in continua evoluzione. Le immagini sono proiettate su una lunga parete-monitor da diversi dispositivi che proiettano le immagini da più punti di vista. La materia è in metamorfosi continua, germinante di forme di vita tra le quali si distingue una mano che plasma di continuo l’argilla. Si passa così dall’uovo all’uomo e tra fare e disfare materia ci si accosta simbolicamente al processo della Creazione a al suo mistero. Il video in bianco e nero fa riferimento alla vita e alla re-incarnazione. Le immagini alludono alle condizioni avverse che si devono affrontare nel percorso esistenziale, difficoltà che piegano e provano gli esseri viventi, solo verso la fine compare una nave dorata.
Di fronte al video immateriale, prodotto da immagini di luce, si apre un’ installazione che si concretizza nella forma materica. Sculture di forma organica cristallizzano la materia che viene nobilitata dall’uso dell’oro. Queste sculture alludono spruzzi d’acqua generati da una figura fluttuante che si disintegra e svanisce.
I riferimenti alchemici e simbolici sono di forte impatto e di profondo significato. Interessante il principio di transitorietà, che diventa un punto di contatto culturale tra oriente ed occidente. Questo infatti si ritrova sia nel concetto di Wabi e Sabi orientale, che nel Permanere del Dileguare Hegeliano occidentale.
He Xiangyu con Everything We Create in Not Ourselves propone un’ installazione costituita da sculture tattili che manifestano l’esperienza emozionale vissuta dall’artista, concretizzata nella meteria.
L’artista infatti, da anni traduce in forma scultorea-tattile le esperienze sensoriali fatte all’interno del proprio corpo. I visitatori sono invitati ad entrare in una stanza rosa, che definisce uno spazio di condivisione, a sedersi in terra a toccare le sculture tattili in bronzo che traducono l’intraducibile: le sensazioni percepita dal corpo dell’artista.
Il curatore Wu Hongliang con la mostra RE-睿propone una riflessione sull’idea di CONNESSIONE assimilata all’idea di PONTE che si ritrova in diverse forme:
– all’interno del Padiglione Cina, è fisicamente presente e permette di cambiare punto di vista offrendo una visione spaziale dall’alto;
– Un ponte virtuale è costituito da un gioco interattivo “Interesting word” che connette parole e visitatori tra di loro;
-inoltre a rafforzare l’idea è la scelta di predisporre in diversi punti della Cina delle location, autosufficienti energeticamente (con tecnologia solare) che collegate in modo multimediale al Padiglione permettono di seguirne in diretta multimediale gli avvenimenti in condivisione.
La proposta artistica del Padiglione della Cina, universalizzando l’esperienza umana, fa dialogare oriente ed occidente rispetto ai “processi di trasformazione della vita” nell’era della globalizzazione. Attraverso soluzioni multimediali si stabiliscono contatti virtuali che permettono un dialogo interculturale finalizzato condividere problematiche comuni. È l’esperienza interattiva e multimediale che, superando il limite spaziotemporale, offre una possibilità di comunanza ontologica, umanistica e spirituale in condivisione.
Con il Padiglione Cina la REPUBBLICA POPOLARE CINESE partecipa alla 58° Biennale di Venezia 2019 (Commissario: China Artsand Entertainment Group Ltd). Il Curatore Wu Hongliang, risponde al tema MAY YOU LIVE IN INTERESTING TIMES, proposto da Ralph Rugoff, con la mostra dal titolo Da “Re” a “睿”: la riflessione.
Fino al 24 novembre, presso L’Arsenale, sarà possibile conoscere la visione degli artisti invitati a partecipare: ChenQi, Fei Jun, He Xiangyu, Geng Xue. Negli spazi espositivi si apre un percorso che permette di vivere un’esperienza sensoriale multimediale che si proietta nel futuro, ma anche un riferimento al passato visto come occasione di rilettura della storia ed espressione di saggezza. E’ questo l’aspetto che contraddistingue la proposta del curatore Wu Hongliang, specializzato nel coniugare l’arte della cultura tradizionale cinese a quella contemporanea. Nell’ultimo decennio, oltre ad aver curato mostre di grande prestigio, ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti pubblici nonchè scritto diverse pubblicazioni accademiche che ne esprimono la ricerca. Re-睿 è una mostra sui sistemi di connessione/comunicazione tra virtuale e reale. Il titolo si presta a più interpretazioni e questo rafforza l’idea stessa di multi-significato per multi-connessioni. Re- infatti, è una preposizione usata frequentemente in diversi linguaggi occidentali, ha un significato rivolto all’idea di passato, inoltre la pronuncia in cinese 睿 è RUI che significa anche Saggezza. La possibilità di superare le avversità contemporanee è affidata anche alla saggezza, grazie alla quale si rielaborano le esperienze del passato (Re-VIVAL) e si ritrova la strada che riconduce al cuore.
La mostra si presenta come un percorso sensoriale per esplorare, attraverso la fisicità del corpo umano, scenari multidimensionali, che varcano la soglia spaziotemporale. Implementando la possibilità umana dei sensi si passa dalla condizione reale a quella virtuale. Il sistema di connessioni possibili tra le due dimensioni diventa l’occasione per riflettere (RE-thinking) e sperimentare la possibilità di far comunicare le due visioni
Wu Hongliang sostiene che Guardare al futuro partendo dal passato costituisca un auto-addestramento profondo e poetico allo stesso tempo. Il curatore dichiara di aver imparato molto dai Giardini classici di SUZHOU nonché da quelli del Palazzo Reale di QING in BEIJING, vicino ai quali abitava da bambino. Il curatore ha percepito, fin dal primo sopralluogo fatto a Venezia per la Biennale, un’assonanza tra le due città cinesi e Venezia dovuta alla presenza dell’ acqua. Canali e ponti ne costituiscono l’elemento comune ed è proprio su questa sensazione di somiglianza che nasce la proposta dell’artista Fei Jun di sviluppare un’app interattiva Re-Search per ri-visitare la città di Venezia attraverso il telefono cellulare ed un localizzatore che puntando con il display i ponti di Venezia RI-CREA una connessione sostitutiva con ponti affini presenti in Cina. In questo caso è proprio l’idea del ponte a creare un ponte tra oriente ed occidente. L’ artista è ideatore di altri due progetti: Interesting World Installation 1 ed Interesting World Installation 2 due applicazioni scaricabili all’interno del Padiglione Cina, che accompagnano il visitatore nel percorso espositivo, permettendo di effettuare connessioni tra virtuale e reale. Attraverso l’uso del proprio telefono cellulare i visitatori possono estendere in modo interattivo le possibilità sensoriali.
Solo ad alcuni visitatori è possibile sperimentare anche un dispositivo aggiuntivo costituito da una fascia pettorale dotata di sensore: wristband, che permette di registrare lo stato emotivo di chi le indossa, e di trasformare le emozioni provate in immagini. Queste restano come un ricordo del viaggio al visitatore.
L’idea di Wu Hongliang è quella di costruire il percorso della mostra attraverso continui cambi di punti di vista, come avviene nella concezione dei giardini tradizionali cinesi. Questi sono caratterizzati dal cambio continuo di scorci che moltiplicano i punti di vista possibili, piuttosto che privilegiarne uno solo. Secondo questa visione le installazioni dei quattro artisti sono assimilabili all’idea di alberi e siepi del giardino tradizionale orientale. Gli scenari si prospettano come percorsi possibili costruibili in base allo spostamento continuo dello sguardo.
Chen Qi presenta una grande installazione ELSEWHERE una sorta di filigrana di grandi superfici forate ondeggianti che filtrano le onde di luce proiettandole in più direzioni sulle pareti opposte. Mentre un richiamo all’idea dell’origine della vita e del mare si ritrova nelle installazioni A Place without Whence or Whither.
e in The Born and Expansion of 2012 videoinstallazioni di grandi proporzioni, nelle quali partendo dal mare si arriva ad una visione “macro” organica che sembra alludere alla dimensione micro-cellulari. L’elemento acqua accoglie il visitatore tra le onde gentili dell’acqua nelle quali mente e corpo possono viaggiare.
Geng Xue allestisce l’installazione The Name of Gold (10 x 4 metri) costituita da un video in bianco e nero che in forma poetica allude al ciclo della vita in continua evoluzione. Le immagini sono proiettate su una lunga parete-monitor da diversi dispositivi che proiettano le immagini da più punti di vista. La materia è in metamorfosi continua, germinante di forme di vita tra le quali si distingue una mano che plasma di continuo l’argilla. Si passa così dall’uovo all’uomo e tra fare e disfare materia ci si accosta simbolicamente al processo della Creazione a al suo mistero. Il video in bianco e nero fa riferimento alla vita e alla re-incarnazione. Le immagini alludono alle condizioni avverse che si devono affrontare nel percorso esistenziale, difficoltà che piegano e provano gli esseri viventi, solo verso la fine compare una nave dorata.
Di fronte al video immateriale, prodotto da immagini di luce, si apre un’ installazione che si concretizza nella forma materica. Sculture di forma organica cristallizzano la materia che viene nobilitata dall’uso dell’oro. Queste sculture alludono spruzzi d’acqua generati da una figura fluttuante che si disintegra e svanisce.
I riferimenti alchemici e simbolici sono di forte impatto e di profondo significato. Interessante il principio di transitorietà, che diventa un punto di contatto culturale tra oriente ed occidente. Questo infatti si ritrova sia nel concetto di Wabi e Sabi orientale, che nel Permanere del Dileguare Hegeliano occidentale.
He Xiangyu con Everything We Create in Not Ourselves propone un’ installazione costituita da sculture tattili che manifestano l’esperienza emozionale vissuta dall’artista, concretizzata nella meteria.
L’artista infatti, da anni traduce in forma scultorea-tattile le esperienze sensoriali fatte all’interno del proprio corpo. I visitatori sono invitati ad entrare in una stanza rosa, che definisce uno spazio di condivisione, a sedersi in terra a toccare le sculture tattili in bronzo che traducono l’intraducibile: le sensazioni percepita dal corpo dell’artista.
Il curatore Wu Hongliang con la mostra RE-睿propone una riflessione sull’idea di CONNESSIONE assimilata all’idea di PONTE che si ritrova in diverse forme:
– all’interno del Padiglione Cina, è fisicamente presente e permette di cambiare punto di vista offrendo una visione spaziale dall’alto;
– Un ponte virtuale è costituito da un gioco interattivo “Interesting word” che connette parole e visitatori tra di loro;
-inoltre a rafforzare l’idea è la scelta di predisporre in diversi punti della Cina delle location, autosufficienti energeticamente (con tecnologia solare) che collegate in modo multimediale al Padiglione permettono di seguirne in diretta multimediale gli avvenimenti in condivisione.
La proposta artistica del Padiglione della Cina, universalizzando l’esperienza umana, fa dialogare oriente ed occidente rispetto ai “processi di trasformazione della vita” nell’era della globalizzazione. Attraverso soluzioni multimediali si stabiliscono contatti virtuali che permettono un dialogo interculturale finalizzato condividere problematiche comuni. È l’esperienza interattiva e multimediale che, superando il limite spaziotemporale, offre una possibilità di comunanza ontologica, umanistica e spirituale in condivisione.
BIO Donatella Pinocci
Chen Qi, A Place without Whence or Whither. Courtesy Donatella Pinocci
Fei Jun, Re-Search (2019). Photographer: © MJT
Geng Xue , Creative Team: Liu Dapeng, Gan Haoyu, The Name of Gold (2019)
Photographer: © Liu Dapeng
Chen Qi, The Born and Expansion of 2012 (2018)
Photographer: © Image Courtesy of Deji Art Museum