Persones Persons
Ovvero
Gli infinti dell’arte nella natura
Roma – 29 Aprile 2022 by Vittoria Biasi
Imponenti, distanti dalle vicende umane che vorrebbero ridurre la natura ad un folle spazio vuoto (Emanuele Coccia, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, Il Mulino, Bologna 2018) le Dolomiti, Patrimonio Mondiale Unesco, abbracciano il paesaggio della Gherdëina/Val Gardena, offrendo la spiritualità, l’ascensione dello sguardo. Tra le bellezze naturali di quei monti dal 20 maggio al 25 settembre 2022 si svolge l’8. Edizione della Biennale Gherdëina, dal titolo Persones Persons, su progetto delle curatrici di Lucia Pietroiusti, storico d’arte, e Filipa Ramos, scrittrice, che hanno lavorato in sintonia sulle tematiche proposte.
Il progetto delle curatrici si rivolge al mondo della montagna, guardiano delle valli come serpenti orientali all’ingresso dei templi. L’area geografica dell’Alto Adige vive quasi distante dalle sopraffazioni della società contemporanea dove il nuovo concetto di umanità propone l’idea di uomo contaminato con l’alterità non-umana, che accoglie sistemi tecnologici, miniaturizzati e costruisce il sogno sulla distruzione, sulla mancanza (Roberto Marchesini, Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza, Bollati Boringhieri, Torino 2002). La natura, al contrario, scopre possibilità per proseguire la crescita mutando le sue forme all’infinito.
La Biennale Persones Persons è strutturata su due obiettivi, di cui il primo è il dialogo delle opere con la natura e il paesaggio, per contribuire al riconoscimento dei diritti della Terra. Il secondo è nella raccolta di memorie antiche e future dei percorsi delle persone, degli animali, delle piante, dei materiali seguendo migrazioni, spostamenti stagionali, transumanze nei paesaggi della regione. Il progetto ha origine dalla produzione di immagini, riflessioni suggerite dal divenire, dalle forme di vita del paesaggio.
Contemporanea a Persones Persons, la Biennale di Venezia Il latte dei sogni, a cura di Cecilia Alemani, riferisce sulla crisi ideologica dell’uomo occidentale, cui vengono contrapposti o minoranze culturali o figure surrealiste, da sogno. La visione attraversa le complesse relazioni tra l’uomo e la tecnologia, con l’auspicio che lui possa creare armonia tra le diverse forme di vita.
Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos strutturano il percorso espositivo nel confronto reale con la bellezza del paesaggio per predisporre gli animi verso lo scambio tra arte e vita, verso il piacere della relazione con la natura dei luoghi. Nell’arte tradizionale orientale la rappresentazione della natura, della montagna, della sorgente che fa scendere le sue acque lungo i versanti è la composizione filosofica/religiosa che riconosce all’artista la capacità di accedere alla diverse lingue e di sentirsi all’interno delle stesse. L’immagine, il suono e la scrittura trascinano un sogno comune, determinando una sorta di spiritualismo estetico, un sentimento del sacro conservato nel tempio del tempo.
Da ciò deriva che le opere nascono come segno-orma dell’indefinibile passato. Il panorama delle Dolomiti è un teatro meditativo, sospeso nello spazio della visione, in cui dominano sollecitazioni e annullamento dei desideri.
Per l’ottava edizione della Biennale Gherdëina sono stati selezionati artiste e artisti con rilevante storia personale e impegno artistico-letterario, come Britta Marakatt-Labba. L’artista lappone-svedese, dagli anni’70, racconta la storia dei Sami e rappresenta i suoi pensieri usando l’ago che entra nel bianco tessuto come una lancia nella pelle. Britta Marakatt-Labba mette in rapporto il segno dell’ago con l’azione del pennello o degli scii. La percezione della traccia quale possibilità di congiunzione con i differenti linguaggi del mondo pone la visione dell’artista vicina alla filosofia totale di Christian Dotremont.
La riflessione sulla ricchezza ambientale può apparire una nozione del discorso contemporaneo, piuttosto che un carattere della storia dell’arte. Da Massaccio a Tiziano, a Caravaggio, a William Turner, a C. David Friedrich, a Munch, ai Divisionisti, a Mondrian, all’astrazione, alla monocromia, il paesaggio è la storia lineare, l’anima leggibile o segreta che si avventura nel tempo, pur tra differenti configurazioni sociali.
Altri artisti presenti in biannale sono Etel Adnan, Chiara Camoni, Alex Cecchetti, Gabriele Chaile, Revital Cohen e Tuur van Balen, Jimmie Durham, Simone Fattal, Barbara Gamper, Kyriaki Goni, Ignota, Karrabing Film Collective, Britta Marakatt-Labba, Lina Lapelytė, Eduardo Navarro, Angelo Plessas, Tabita Rezaire, Sergio Rojas, Giles Round, Thaddäus Salcher, Martina Steckholzer, Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser), Ana Vaz e Nuno da Luz, Bruno Walpoth.
Persones Persons offrirà allo spettatore il dialogo tre arte e natura attraverso forme di installazioni che si inseriscono nel paesaggio come parte dello stesso, in collaborazione con l’istituzione del Museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, Museion , che per l’occasione allestisce la mostra di opere della collezione sui temi della biennale e del festival.
Parallelamente, Sarah Solderer e Mara Vöcking arricchiscono la manifestazione con il progetto sul rapporto tra ecologia, turismo e occupazione del territorio cui partecipa una generazione di artisti della regione. La manifestazione sarà visibile presso il Centro Culturale di Tublà da Nives a Selva di Val Gardena.