“Scava dentro di te. Dentro è la fonte del bene, fonte inesauribile se scaverai sempre”
Marco Aurelio
Roma – 9 Aprile 2024 by Edvige Bilotti
L’attesa della 60^ Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia, dal titolo Foreigners Everywhere, è attraversata da forti tensioni, dalla drammaticità di eventi internazionali, da una persistente conflittualità tra individui autoreferenziati che agiscono come stranieri morali anzi, come nemici morali,1 situazioni che interrogano e fanno riflettere. Problemi e ipotesi di soluzioni si sovrappongono a teorie e ideologie creando condizioni di confusione che minano l’anello più debole della catena che è il soggetto, il suo sogno, la sua arte, la sua storia2. Senza un punto fermo del pensiero e della volontà, privo del significato e della direzione della vita, di alti ideali, di una prospettiva nobile e globale3.
L’artista Massimo Bartolini si estranea dal tempo dei foreigners everywhere indicando un percorso all’interno del Padiglione Italia, con l’opera collettiva Due qui/ To hear, per uscire dalla trappola della vita. Il titolo dell’installazione – come ha chiarito il curatore del progetto Luca Cerizza nella conferenza stampa di presentazione del Padiglione Italia tenutasi a Roma il 27 febbraio 2024 – è un gioco di assonanze fra la traduzione di due qui, two here, e to hear, udire, sentire, che sottintende la preziosità dell’ascoltare l’altro (due qui) che va oltre l’udire.
Un ascolto aperto, attento, senza pregiudizi; che presuppone l’accoglienza reciproca di uno sguardo retto e benevolo sull’altro, fatto di attenzione, capacità di fare spazio dentro, uno spazio che è disposizione di accoglienza4, che va oltre differenze e categorie. Ascolto che richiede quel silenzio interiore che è contatto misterioso con la propria interiorità e con quella dell’altro.
Nella storia del buddismo, il Bodhisattva, saggio illuminato e compassionevole, nonostante abbia raggiunto la liberazione, sceglie di rinunciare temporaneamente al nirvana per aiutare gli uomini, guidarli, ascoltarli. Il valore dell’ascolto ha risonanze nelle lingue e nella cultura di molte civiltà: dalle filosofie orientali a quelle greche, alle sacre scritture, ai codici delle popolazioni indigene che dell’ascolto hanno fatto uno strumento di sopravvivenza.
In Due qui/ To hear, il visitatore, accolto da un Pensive Bodhisattva che lo guida all’ascolto, vive un itinerario esperienziale nello spazio in contatto con il suono che, come la voce del Buddha, ci chiama a noi stessi e al nostro vero sé5. L’ingresso alla mostra è pensato per una sola persona alla volta per creare un contesto privilegiato che possa favorire il raccoglimento, la connessione interiore, il sostare in silenzio in uno spazio per purificare la mente, per assaporare il bene e volerlo coltivare, per percepire ogni stato mentale ed emotivo, la loro impersonalità6.
Una scelta di tipo etico-spirituale dove l’etica orienta il lavoro teoretico e artistico, essenziale, libera dal superfluo in una manifestazione come la Biennale dove, di solito, lo spazio è occupato da immagini che vogliono imporre il proprio esserci. Audace come nei precedenti storici spiazzanti di Le vide di Yves Klein (Iris Clert, Parigi 1958) e dell’opera 4′ 33” (1952) di John Cage che hanno rivelato la difficoltà dell’uomo di spogliarsi degli opprimenti fardelli sovrastrutturali per ascoltarsi, sostenere il vuoto, lo spazio.
La concezione della mostra si fonda anche sul principio di dualità: materiale/immateriale; visivo/sonoro; dentro/fuori; presente/passato; vicino/lontano. In tal senso gli alberi, presenti nel Giardino delle Vergini, sono integrati nell’opera e introducono le sale espositive.
I segni di Bartolini sono minimi, sostanziali, dal Bodhisattva, che suggerisce un percorso di protezione da un mondo non Umano, al suono. Le compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e Gavin Bryars, insieme al figlio Yuri Bryars, contribuiscono alla creazione dell’opera collettiva. Luca Cerizza e l’artista proseguono nel Padiglione Italia, un percorso avviato con la mostra Hagoromo, nel Centro Pecci di Prato nel 2022, in cui avevano collaborato con Gavin Bryars. La poesia musicale dei Bryars dialoga con l’atteggiamento propositivo del Bodhisattva. Le sonorità delle musiciste e compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone immettono in una dimensione cosmica, meditativa, spirituale che deriva da una filologia antica extra-occidentale, con riferimenti alla tradizione sacra e minimalista occidentale.
1 Hugo Tristram Engelhardt, Manuale di bioetica, il Saggiatore, Milano, 1999, p. 441, in Vito Mancuso, Non ti manchi mai la gioia. Breve itinerario di liberazione, Garzanti, Milano, 2023, p. 65. Mancuso scrive: oggi siamo sempre più tra di noi non solo “stranieri morali”, ma anche “nemici morali”.
2 Cfr. Vittoria Biasi, Edvige Bilotti, Biennali. Sogni dell’arte e Sfide della realtà, Fermenti Editore, Roma, 2023, pag. 8
3 Vito Mancuso, Non ti manchi mai la gioia. Breve itinerario di liberazione, cit., pag. 66
4 Vito Mancuso, Io amo. Piccola filosofia dell’amore, Garzanti, Milano, 2014, pag. 161
5 The voice of the Buddha calling us back to ourselves in Thich Nhat Hanh, Being Peace, Parallax Press, Berkeley, 1987, pag. 108
6 Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, Einaudi, Torino, 2018, pp. 52, 53