Roma – 6 Marzo 2024 by Vittoria Biasi
60^ Esposizione Internazionale d’Arte
Venezia 2024
Foreigners Everywhere è il titolo della 60^ Biennale di Venezia a cura del direttore Adriano Pedrosa e si svolgerà dal 20 aprile al 24 novembre 2024 ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia e di Mestre con eventi collaterali.
Adriano Pedrosa, Direttore Artistico del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand – MASP dal 2014, si è molto interessato a progetti espositivi con temi socio-antropologici. Il titolo della mostra, da dichiarazioni dello stesso direttore, trae ispirazione dall’opera dell’artista collettivo Claire Fontaine che ha realizzato con le parole Stranieri Ovunque l’opera di luce al neon di vari colori e in diverse lingue. La scultura di Claire Fontaine si ispira all’omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva in Italia il razzismo e la xenofobia. Un predecessore di arte sociale è stato il collettivo Stalker/Osservatorio Nomade fondato nel 1995. Il gruppo romano ha lavorato sui territori marginali, percorrendoli, studiandoli, documentandone problematiche esistenziali, schiacciamento dei diritti naturali come quello della casa, del lavoro, dell’igiene, dell’identità e altri.
Il curatore denuncia le difficoltà per l’opera d’arte a collocarsi nel mondo contemporaneo afflitto da crisi multi direzionali: dall’esistenza delle persone all’interno dei propri paesi, al rapporto con la lingua, con se stessi e con la propria sessualità. La perdita di confine acuisce la percezione delle differenze e delle disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dall’economia povera e dalla ricchezza. Per Andrea Pedrosa il titolo Stranieri Ovunque può riferirsi a varie condizioni di vita. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri.
Il pensiero del direttore artistico crea disorientamento e appare provocatorio verso il lavoro individuale di ricerca e costruzione di identità.
Nell’essere estranei a sé stesso consiste l’avventura della vita, come ci hanno insegnato i nostri padri filosofi, dai tempi di Diogene.
Il tema identitario è stato affrontato nel 2016 da Adriano Prosperi in Identità. L’altra faccia della storia intitolando il primo capitolo Identità: uno, nessuno, centomila. Questioni di parole e di cose. Rievocando Pirandello, lo storico enfatizza il piacere della scoperta degli strati del sé. Queste letture dell’umanità ricordano un passaggio di Claude Lévi Strauss sull’arte:
“Optando per la solitudine, l’artista si culla in un’illusione che può essere feconda, ma il privilegio che così concede a sé stesso non ha nulla di reale. Quando crede di esprimersi in spontaneità, di fare opera originale, di fatto risponde ad altri creatori passati o presenti, attuali o virtuali. Che lo si sappia o no, sul sentiero della creazione non si cammina mai soli”1.
Le dichiarazioni di Adriano Pedrosa riportate dal sito della Biennale di Venezia 2024 esprimono il desiderio di aderire alla realtà, di cui l’arte sarebbe una sua seconda pelle:
“Nella Biennale Arte 2024 si parlerà di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. […]. La figura dello straniero sarà associata a quella dell’estraneo, dello stranger, dell’estranho, dell’étranger, e pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulle opere di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk; e l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di tali artisti sarà il fulcro della Biennale Arte e costituirà il Nucleo Contemporaneo dell’Esposizione2“.
Per la prima volta l’esposizione sarà strutturata in Nuclei: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico.
La mostra del Nucleo Contemporaneo sarà focalizzata su quattro diversità identitarie: dall’artista queer, che vive all’interno di una sessualità non omologata, all’artista outsider o all’artista folk e in particolare all’artista indigeno che spesso non è riconosciuto nell’appartenenza alla sua terra.
Gli artisti indigeni accoglieranno il pubblico con un murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano Mahku sulla facciata del Padiglione Centrale. Il collettivo Maataho di Aotearoa, chiamata dai Maori Terra della grande nuvola bianca, presenterà una grande installazione nella prima sala delle Corderie.
Grande attenzione sarà dedicata agli artisti queer presenti in ogni spazio e con un’area dedicata all’astrazione queer nel Padiglione Centrale.
Nelle Corderie vi sarà una sezione dedicata a Disobedience Archive, creato da Marco Scotini che dal 2004 definisce e aggiorna un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo. Juliana Ziebelli, che ha lavorato sull’architettura espositiva della Biennale, ha progettato l’esposizione del Disobedience Archive creando una separazione tra Attivismo della diaspora e Disobbedienza di genere.
Disobedience Archive presenterà opere di 39 artisti e collettivi già impegnati dal 1975 quasi ad integrare il progetto avviato da Marco Scotini.
Nel Nucleo Storico saranno presentate opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia, dal mondo arabo. Queste saranno presentate in tre sale, che prendono il nome dalle modalità e dai percorsi creativi: Ritratti, Astrazioni, Diaspora di Artisti italiani che hanno viaggiato o si sono trasferiti presso altre culture integrandosi o contribuendo in modo importante nell’approfondimento dei linguaggi artistici. L’intento del curatore è strutturare un progetto sperimentale per scoprire una nuova possibilità di lettura del Modernismo rivelando relazioni e collegamenti inattesi.
Nella sala della Diaspora italiana sala vi saranno 40 artisti italiani di prima e seconda generazione con opere collocate in espositori a cavalletto in vetro e cemento dal progetto di Lina Bo Bardi, italiana trasferitasi in Brasile e vincitrice del Leone d’Oro speciale alla memoria della Biennale Architettura 2021.
Il progetto di Andrea Pedrosa marca un’attenzione verso forme sociali che vengono catalogate e inscatolate, come in un censimento. La separazione di generi cosa determina? È un’azione per creare quale modello? Per raggiungere nuove frontiere dell’arte e della sua storia?
1 Claude Lévi-Strauss, La via delle maschere, Einaudi Torino, 1985, pag. 103
2 https://www.labiennale.org/it/news/biennale-arte-2024-stranieri-ovunque-foreigners-everywhere