14 Aprile 2017 by Valentina Colella
Cecilia Alemani
Biennale di Venezia
Padiglione Italia
57. Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia
13 maggio – 26 novembre 2017 Il mondo magico
a cura di:
Cecilia Alemani
artisti:
Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey
Direttore Generale DGAAP e Commissario Padiglione Italia:
Federica GalloniDe Martino e Padiglione Italia
di Valentina Colella
14 aprile 2017 – Roma (Italia)
57. Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia
13 maggio – 26 novembre 2017 Il mondo magico
a cura di:
Cecilia Alemani
artisti:
Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey
Direttore Generale DGAAP e Commissario Padiglione Italia:
Federica GalloniDe Martino e Padiglione Italia
di Valentina Colella
14 aprile 2017 – Roma (Italia)
Gli artisti invitati a rappresentare il Padiglione Italia, a differenza degli altri anni, sono solo tre e appartengono alla generazione di coloro che sono nati tra gli anni ’70 e ’80, quando il succedersi delle crisi apriva il varco alle trasformazioni socioculturali del nuovo millennio. Per la Curatrice Cecilia Alemani gli artisti selezionati Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey sono parte delle prime generazioni italiane cresciute in realtà cosmopolite e internazionali. Le loro opere propongono un linguaggio in cui il senso di origine e appartenenza fonde la dimensione globale con la composizione propria della cultura italiana.
Cecilia Alemanni attinge il titolo della mostra Il mondo magico dall’omonimo libro di Ernesto de Martino (1908-65), antropologo napoletano, sulla magia intesa dall’autore come possibilità a cui le popolazioni accedono per reagire a situazioni di crisi naturale, sociale e all’incapacità di comprenderle e darne forma. Lo studio di Ernesto de Martino ha dato autorevolezza, ragioni profonde a visioni del Sud dell’Italia rivelandone il patrimonio umano e culturale, come nella fusione di mondi della taranta.
La capacità di dialogo con paesaggi del profondo e di cogliere dei rituali presenti oltre il confine del personale crea un fil rouge tra storia dell’arte e della letteratura di cui l’esposizione della biennale diviene proseguimento attraverso le opere di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey. Personalmente, forse anche per le mie origini abruzzesi o per fatti generazionali, ho sempre ammirato la figura di de Martino e sono felice del ruolo assoluto conferito dalla Curatrice.
Gli artisti affrontano i linguaggi delle situazioni “critiche” trasformandoli poetiche estetiche.
Giorgio Andreotta Calò è affascinato dagli scheletri di edifici industriali abbandonati cui si ispira per creare installazioni monumentali attraverso interventi minimi. “Uno dei temi che contraddistingue tutta la pratica artistica di Andreotta Calò, scrive la Curatrice, è la ricerca sul paesaggio lagunare di Venezia, sua città natale, nella cui architettura coglie un senso di fine imminente”. L’acqua, nelle sue molteplici forme e funzioni, è un elemento ricorrente della poetica dell’artista osservata nelle sue possibilità mutanti. Questa interviene nelle installazioni con la sua presenza invasiva, riflettente, oscuramente filosofica. Per questo particolare senso di luce Andreotta Calò è stato invitato nella biennale ILLUMInationi/ILLUMIMnations, 54 Esposizione Internazionale di Venezia diretta da Bice Curiger.
Roberto Guoghi è interessato al processo di trasformazione proprio dell’identità. Attraverso media, dal video alla pittura alla scultura all’installazione sonora, l’artista costruisce una poetica complessa coinvolgendo la propria figura in una mutazione fisica e psicologica, cambiando la propria dieta, il proprio look fino a divenire altro, entrando in questo altro.
“Negli ultimi anni Cuoghi sta dedicando la propria attenzione, scrive la Curatrice, a una serie di sculture di varie dimensioni nelle quali la sua ricerca ossessiva sulle proprietà dei materiali dà forma a escrescenze e neoplasmi che ricordano giganteschi termitai o barriere coralline sottoposte a incontrollati fenomeni di mutamento. In questi casi il processo di metamorfosi sembra agire quasi a livello cellulare, risultando in superfici che paiono alternare forme organiche e incrostazioni minerali.”
Adelita Husni-Bey è un’artista italiana di origine libica, che la testimonia con la sua stessa vita il processo di trasformazione profonda dell’Italia contemporanea. “Per Husni-Bey il mondo magico è l’utopia di un futuro, scrive la Curatrice, in cui politica e desiderio, impegno e gioco, fantasia e partecipazione convivono fianco a fianco.” L’artista è interessata al rapporto tra il presente, agitato da conflitti sociali, politici e le infinite possibilità di riscrivere storia, costituita da persone anche comuni, e futuro attraverso l’immaginazione personale e la partecipazione collettiva. La consapevolezza delle possibilità, delle occasioni racchiuse nel rapporto hanno fatto intraprendere all’artista il percorso del work-shop come momento creativo, di trasformazione e gemmazione.
In una delle sue opere più note, Postcards from The Desert Island (2011), l’artista ha invitato un gruppo di alunni dell’École Vitruve, una scuola elementare parigina autogestita, a partecipare a un workshop in cui i bambini hanno creato e governato per tre settimane un’isola deserta costruita in una sala della scuola. Anarchia, utopia, regola, scoperta sono alcuni elementi che agiscono all’interno di un piccolo mondo oltre le formule utilitaristiche, schiaccianti che governano le società.
Cecilia Alemanni attinge il titolo della mostra Il mondo magico dall’omonimo libro di Ernesto de Martino (1908-65), antropologo napoletano, sulla magia intesa dall’autore come possibilità a cui le popolazioni accedono per reagire a situazioni di crisi naturale, sociale e all’incapacità di comprenderle e darne forma. Lo studio di Ernesto de Martino ha dato autorevolezza, ragioni profonde a visioni del Sud dell’Italia rivelandone il patrimonio umano e culturale, come nella fusione di mondi della taranta.
La capacità di dialogo con paesaggi del profondo e di cogliere dei rituali presenti oltre il confine del personale crea un fil rouge tra storia dell’arte e della letteratura di cui l’esposizione della biennale diviene proseguimento attraverso le opere di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey. Personalmente, forse anche per le mie origini abruzzesi o per fatti generazionali, ho sempre ammirato la figura di de Martino e sono felice del ruolo assoluto conferito dalla Curatrice.
Gli artisti affrontano i linguaggi delle situazioni “critiche” trasformandoli poetiche estetiche.
Giorgio Andreotta Calò è affascinato dagli scheletri di edifici industriali abbandonati cui si ispira per creare installazioni monumentali attraverso interventi minimi. “Uno dei temi che contraddistingue tutta la pratica artistica di Andreotta Calò, scrive la Curatrice, è la ricerca sul paesaggio lagunare di Venezia, sua città natale, nella cui architettura coglie un senso di fine imminente”. L’acqua, nelle sue molteplici forme e funzioni, è un elemento ricorrente della poetica dell’artista osservata nelle sue possibilità mutanti. Questa interviene nelle installazioni con la sua presenza invasiva, riflettente, oscuramente filosofica. Per questo particolare senso di luce Andreotta Calò è stato invitato nella biennale ILLUMInationi/ILLUMIMnations, 54 Esposizione Internazionale di Venezia diretta da Bice Curiger.
Roberto Guoghi è interessato al processo di trasformazione proprio dell’identità. Attraverso media, dal video alla pittura alla scultura all’installazione sonora, l’artista costruisce una poetica complessa coinvolgendo la propria figura in una mutazione fisica e psicologica, cambiando la propria dieta, il proprio look fino a divenire altro, entrando in questo altro.
“Negli ultimi anni Cuoghi sta dedicando la propria attenzione, scrive la Curatrice, a una serie di sculture di varie dimensioni nelle quali la sua ricerca ossessiva sulle proprietà dei materiali dà forma a escrescenze e neoplasmi che ricordano giganteschi termitai o barriere coralline sottoposte a incontrollati fenomeni di mutamento. In questi casi il processo di metamorfosi sembra agire quasi a livello cellulare, risultando in superfici che paiono alternare forme organiche e incrostazioni minerali.”
Adelita Husni-Bey è un’artista italiana di origine libica, che la testimonia con la sua stessa vita il processo di trasformazione profonda dell’Italia contemporanea. “Per Husni-Bey il mondo magico è l’utopia di un futuro, scrive la Curatrice, in cui politica e desiderio, impegno e gioco, fantasia e partecipazione convivono fianco a fianco.” L’artista è interessata al rapporto tra il presente, agitato da conflitti sociali, politici e le infinite possibilità di riscrivere storia, costituita da persone anche comuni, e futuro attraverso l’immaginazione personale e la partecipazione collettiva. La consapevolezza delle possibilità, delle occasioni racchiuse nel rapporto hanno fatto intraprendere all’artista il percorso del work-shop come momento creativo, di trasformazione e gemmazione.
In una delle sue opere più note, Postcards from The Desert Island (2011), l’artista ha invitato un gruppo di alunni dell’École Vitruve, una scuola elementare parigina autogestita, a partecipare a un workshop in cui i bambini hanno creato e governato per tre settimane un’isola deserta costruita in una sala della scuola. Anarchia, utopia, regola, scoperta sono alcuni elementi che agiscono all’interno di un piccolo mondo oltre le formule utilitaristiche, schiaccianti che governano le società.
Adelita Husni-Bey Roberto Cuoghi Giorgio Andreotta Calò