Roma – 15 Maggio 2023 by Vittoria Biasi
La morte è tra i passaggi più misteriosi da affrontare: capace di sconvolgere l’umana grammatica del tempo, Lei trasforma il vissuto in un senso, che supera la forma e la materia. La scomparsa silenziosa di Irma Blank genera un pensiero retrospettivo, una ricognizione sul senso della sua ricerca immersa tra spazialità della lingua, tra la scrittura e la trans-scrizione. La sua morte apre una ricognizione sull’impegno di alcune artiste per rintracciare codici indipendenti dai linguaggi riconosciuti.
Ho incontrato Irma Blank a Milano nel 1995 nella Galleria Maria Cilena e nella Derbylius Libreria Galleria d’Arte, quando era diretta da Carla Maria Roncato, in occasione della sua mostra Trascrizioni 1973-1979, libri, giornali, pagine, registrazioni sonore, documenti.
L’artista nella seconda metà degli anni sessanta sembra condividere la ricerca della poesia visiva accanto ad artisti come Bentivoglio, Carrega, Isgrò, Miccini, per approdare poi nel sub-continente del segno, in quel mondo irraggiungibile della profondità, distante dalle relazioni convenzionali tra significato e significante. Di conseguenza il rapporto dell’artista con il mondo della letteratura non vuole aggiungere nuove narrazioni per raccontare di sé o scriversi. Irma Blank desidera raggiungere il segno e ciò che lo precede e ciò che è nascosto dietro il segno nel desiderio di scorgere e incontrare lo spazio originario da cui sono derivate le diverse culture. La sua poetica è una ricerca filosofica espressa nei versi riportati di Paul Celan, a introduzione delle pagine di Trascrizioni:
Noi un Nulla
fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
la rosa del Nulla.
la rosa di Nessuno.
Con l’opera n. 50 vol.1, elenco opere Irma Blank presenta un libro aperto: guardata dal lato posteriore della pagina, la scrittura appare come una deposizione spogliata, consunta nel corpo, avvolta nell’aura del suo essere stata tempo e materia. È la forza dell’amore che esiste oltre l’apparire e avanza nello spazio come un sottile vento che muove i sospiri del mondo.
Tra il segno deposto e quello che traspare dietro la pagina si interpone quasi un velo che non permette l’incontro tra il sé e colui che lo guarda dall’esterno. La distanza ricorda lo spazio bianco tra le due dita michelangiolesche nella Creazione di Adamo. Per l’artista Angelo Savelli, poeta del niveo colore, quel bianco è il segno del desiderio di ricongiunzione, di origine ogni scrittura e il ponte visibile di quel desiderio.
Un perenne rapporto filologico governa il percorso di ricerca di Irma Blank. L’opera Trascrizioni, completata negli anni ’70, è un cammino sempre più essenziale e più esile nel suo apparire, volto ad attraversare la prova del bianco per raggiungere l’altro. Con Eigenscrhiften l’artista volge l’attenzione verso la propria l’interiorità utilizzando la lingua dei monocromi rosa, collegata ai ricordi dell’infanzia, e del blu, che è l’espressione del cielo avvolgente. Alla fine degli anni ’80 l’artista inizia il particolare ciclo dei Radical Writings in cui relaziona il gesto pittorico alla respirazione. Le scritture mentali sono morbide distese del corpo che si abbandona al respiro, seguendo una scansione ritmica come versi poetici.
Nel video presente nella sezione Pratiche di Artista della Biennale di Venezia Viva Arte Viva (2017) di Christine Macel, Irma Blank racconta il senso della sua scrittura e spiega la sua metodologia per raggiungere lo spazio interiore del respiro, del gesto e del silenzio per farli procedere all’unisono. Una documentazione del suo linguaggio estremo è presente nel volume Mulieres in ecclesiis taceant (testo di Domenico Amoroso, con un’intervista di Sylvia Franchi, ed. Arti Visive, Roma, 2018), in cui la direttrice della galleria Arti Visive di Roma ha raccolto opere di artiste della poesia visiva dal 1969. Sylvia Franchi, da donna consapevole del sacrificio femminile di conciliare l’identità di genere con la vocazione artistica, elabora un progetto di censimento delle operatrici culturali impegnate nel rapporto tra il linguaggio e le sue immagini. Nel 1974 la stessa gallerista organizza Una mostra in progress, a cura di Mirella Bentivoglio, che sarà ampliata nel 1978 e con il titolo Materializzazione del linguaggio sarà presentata alla LXXXVIII Biennale di Venezia presso i Magazzini del Sale. Questa è la prima e unica rassegna storica focalizzata sulla scrittura femminile, che è stata anche la materializzazione della diversa sensibilità e condizione storica. Nel 2022 la rassegna ha una sua successiva edizione presso la Fondazione Dalle Nogare di Bolzano con la mostra Ri-Materializzazione del linguaggio, a cura di Cristiana Perrella e Andrea Viliani in occasione del centesimo anniversario della nascita di Mirella Bentivoglio. Irma Blank è presente alla 59ª Biennale di Venezia nella sezione della musica con l’installazione sonora çiatu, respiro, che è emanazione di un atto corporeo guidato per raggiungere una respirazione corale di ricongiungimento con l’altro, spostando l’opera visiva verso un “codice immateriale”, secondo il pensiero di Mirella Bentivoglio.