Tang Nannan, Oblivious Ocean 188, 2015, Ink on Paper, 96.5×180cm×4
Biennale di Venezia
Padiglione cinese 2017 tra storia, cultura e politica
di Qinggang Xiang
8 marzo 2017
di Qinggang Xiang
8 marzo 2017
Il tempo non ferma mai il suo incedere: non siamo ancora usciti dall’eccitazione della Biennale di Venezia 2015, che la Biennale di Venezia 2017 ha già iniziato ad agitare le sue mani invitandoci a riunirci attorno all’evento. Anche se in ogni angolo del mondo si organizzano biennali, l’importanza e il fascino della Biennale di Venezia rimangono insuperabili. La Biennale di Venezia è una mostra d’arte contemporanea internazionale e una piattaforma di scambio culturale tra i paesi. Con il processo accelerato dell’integrazione globale, la collaborazione e la connessione tra i paesi diventano più intime e più veloce la concorrenza sull’economia, sulla politica e sulla cultura. Lo sviluppo economico della Cina ha suscitato l’interesse mondiale portando l’arte cinese contemporanea sul mercato dell’arte e in molti musei. Artisti e padiglioni cinesi sono diventi interessanti anche per l’ideologia socialista che ancora connota il paese.
A Beijing, l’Ufficio del padiglione cinese Biennale di Venezia ha avuto l’incarico dal Ministro della cultura di selezionare il progetto curatoriale che dovrà rappresentare la Cina alla Biennale di Venezia. Dopo tre mesi di selezione e discussione, è stato selezionato quello dell’artista e curatore Qiu Zhijie che ha proposto il tema del continuum storico不息 (Continuum-Generation by Generation) e le opere degli artisti Tang Nannan, Wu Janan, Wang Tianwen e Yao Huifen.
Continuum-Generation by Generation è una visione ideologica sull’identità, sulla nazionalità, sulla cultura, sull’esperienza della vita. In quanto cinese sono sensibile all’argomento e al progetto sullo spirito infinito della nazione. I cinesi sono andati avanti nel tempo, di generazione in generazione verso il futuro, tramandando la civiltà per sempre. Un detto cinese riferisce: “generare è anche assumere responsabilità”. Il tema Continuum-Generation by Generation fa pensare intensamente alla situazione del popolo cinese, alla capacità di mantenere l’identità culturale nel cambiamento. Il fenomeno è evidenziato dalla tendenza all’integrazione economica globale, al procedimento di modernizzazione e promozione economica che il paese sta attuando. Il processo di crescita economica ha ampliato il divario tra ricchi e poveri. La popolazione rurale si muove verso le città dove si determinano profonde e contraddittorie trasformazioni e dove la concentrazione abitativa rende difficile la possibilità di lavoro. La sicurezza sociale e l’assistenza medica sono un lontano miraggio, e il problema del cibo come Gutter oil, e quello dell’inquinamento ambientale, sono i gravi problemi che affliggono il paese e il mondo. Com’è dunque possibile parlare di Continuum-Generation by Generation? Un’idea di continuità culturale ha bisogno di condizioni di armonia e di equilibrio in cui credere.
Nel tentativo di interpretare questa contraddizione, sarà utile ripercorrere brevemente le partecipazioni dei padiglioni cinesi alla Biennale di Venezia
Nel 2003, la Cina deve inaugurare il suo padiglione, ma la diffusione del mortale virus della “SARS” impedisce l’uscita dal paese di opere e artisti. L’occasione prestigiosa di proporre la propria immagine al mondo subisce un grave danno. Il progetto espositivo del padiglione cinese, con un accordo tra gli organizzatori cinesi e la Biennale di Venezia, è realizzato presso il Guangdong Museum of Art (25 luglio 2003) ma è presente nel catalogo della Biennale di Venezia. Il curatore Fan Di’an ha scritto un testo sul tema proposto dal padiglione cinese: Paesaggio artificiale. La creazione nel 2003 di un padiglione nazionale della Cina alla 50. Biennale, così come il recente ingresso nel World Trade Organization e il fatto di essere la nazione ospitante per le Olimpiadi del 2008 a Pechino e per l’Esposizione Mondiale del 2010 a Shanghai, dimostra ancora una volta che la Cina è diventata un membro irrinunciabile della comunità internazionale. Questi importanti avvenimenti sottolineano i cambiamenti sociali e culturali che sta attraversando la Cina all’inizio di questo nuovo secolo. A sottendere questi mutamenti ci sono la realtà di un paese che vive una sensazionale “urbanizzazione” e il “panorama” di una cultura sempre più soggetta alla “globalizzazione”.[1]
Nel 2005, l’artista Cai Guoqiang, vincitore del Leone d’oro alla 48° Biennale di Venezia 1999, è curatore del progetto Emersion con cui annuncia al mondo la presenza ufficiale del padiglione della Repubblica Popolare Cinese nella Biennale di Venezia, nello spazio posto accanto al padiglione italiano all’Arsenale e Giardino delle Vergini. Gli ambienti sono belli, ma ancora occupati da contenitori d’olio, di cui, dopo i lavori di restauro, resterà un esemplare. Il padiglione cinese alla Biennale di Venezia è portavoce dell’immagine politico-culturale: è, in miniatura, il riflesso dell’ideologia nazionale. Le opere rispettano le caratteristiche dell’arte tradizionale. Il progetto di “arte con caratteristiche cinesi”, com’è stato evidenziato, è il proseguimento di quello del comunismo cinese “Costruire un paese del socialismo con caratteristiche cinesi”. L’influenza dell’arte contemporanea occidentale ha aperto una riflessione sull’arte cinese che solo apparentemente imita le forme occidentali realizzando opere che possono diventare l’ombra d’ altro. Ma in cosa consiste la particolarità dell’arte contemporanea cinese? È questa la domanda da porsi. La risposta è in un ritorno all’origine: le forme dell’artigianato tradizionale e l’arte locale nazionalista sono la nuova materia per la creazione dell’arte contemporanea, come si mostra nel “Dinamismo originale” degli artisti cinesi.
In una recente intervista al quotidiano Xin Jingbao, Qiu Zhijie, curatore del padiglione cinese della Biennale 2017, spiega il senso del termine “contemporaneo” (当代), attraverso lo spostamento d’ordine all’interno della stessa frase: -non si tratta di costruire “un’arte contemporanea cinese” (中国当代艺术), quanto di considerare contemporanea l’arte cinese (当代中国艺术)-.
Iniziamo a guardare l’identità e la professione del curatore e degli artisti, per avere una conoscenza preliminare del padiglione cinese 2017.
Il curatore Qiu Zhijie (in lingua cinese: 邱志杰) proveniente dalla provincia di Fujian, è il presidente della School of Experimental Art in China Central Academy Of Fine Arts (CAFA). Studioso di storia, di filosofia e di cultura tradizionale cinese, ha adottato i metodi di ricerca propri dell’antropologia e della sociologia. Qiu Zhijie, artista e autore di opere sulla teoria dell’arte, ritiene che le questioni artistiche si possano risolvere solo con l’esperienza personale e considera l’arte un metodo per il proprio sviluppo culturale.
Tang Nannan (in lingua cinese: 汤南南) sul suo sito scrive: In Nannan’s works, nostalgia in modern cities presents as the main theme and questions of time and memory, myths and poetry, nostalgia and life and death are discussed. With his cultural sociology research, the artist tries to integrate multiple forms of art like painting, video installation,photograph,multiscreen video theatre and makes effort to exploring art forms based on his own life experience and concerning modern living circumstances. Nella presentazione per la sua mostra personale Billennium Waves (2016), il curatore Qiu Zhijie ha scritto: Virtually, Tang is my junior fellow apprentice instead of my apprentice. I once said:”There is no teacher or student, but fellow students that learn the truth later or earlier.” All the apprentices learn from the nature, the tradition or the possibility. However, I’m not inclined to choose “possibility”, one borrowed word. I’d rather call my teacher as the unification of principle and expedient in Confucianism, as Yi-principle and as inherent laws of things. When able to learn beyond the platitudes and act up to the laws, he can see the true appearance of my teacher. It is Tang that makes it and turns out to be my junior fellow apprentice. Tang is devoted to practice for the past decade, plain and silent, and eventually makes a great achievement. It is enough to show that I am not cheated by the tradition and not isolated on the way. Besides, refined men are still alive, and then our hometown is not far any more.
Wu Janan (in lingua cinese: 邬建安) è interessato alla ricerca sull’arte popolare tradizionale che prosegue con una nuova interpretazione.
Wang Tianwen (in lingua cinese: 汪天稳) studia dall’età di 12 anni il teatro d’ombre con il famoso Maestro Li Zhanwen (in lingua cinese: 李战文), conduce la ricerca sul teatro d’ombre dello Shanxi, è considerato un maestro depositario della tradizione artigianale della cultura popolare. E’ il presidente dell’associazione del Teatro delle ombre nella provincia di Shanxi; è l’esperto della valutazione e il restauratore per le antiche opere del teatro delle ombre. Ha lavorato insieme con le case cinematografiche per la produzione di film di genere.
Yao Huifen (in lingua cinese: 姚惠芬), nata nella provincia dello Jiangsu, sin da quando era bambina ha studiato ricamo. E’ una ricamatrice di Suxiu (苏绣), stile tradizionale della provincia dello Jiangsu. Il suo lavoro è molto minuzioso e rivolto a realizzare il ricamo secondo lo stile “Luanzhenxiu”(乱针绣), che è più libero rispetto il Suxiu tradizionale, e si esprime come una pittura ricamata. Yao ha vinto premi dell’artigianato nazionale, è stata invitata da State Council Information per una visita di scambio culturale nella Repubblica Ceca, in Russia, in Romania, in Moldavia e in altri paesi stranieri dove ha fatto mostre di ricamo. Yao ha fondato il Museo di ricamo di Yao Huifen a Zhenhu (vicino la città Suzhou in Cina), dove lavorano cerca 40 ricamatrici.
Le opere presentate dai quattro artisti invitati alla Biennale 2017 nascono da un’esperienza di confronto giocata sul limite tra arte e artigianato (ricamo, teatro delle ombre), tra tradizione e contemporaneità, dando luogo a una scena multimediale che, senza soluzione di continuità (“continuum”) lega l’antico al moderno (“generation by generation”) confermando la specificità di un’arte nazionale.
[1] Fan Di’an, Paesaggio artificiale, in Catalogo a cura di Francesco Bonami e Maria Luisa Frisa , SOGNI E CONFLITTI- LA DITTATURA DELLO SPETTATORE, Venezia, 50° Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, Marsilio, 2003, p.582
A Beijing, l’Ufficio del padiglione cinese Biennale di Venezia ha avuto l’incarico dal Ministro della cultura di selezionare il progetto curatoriale che dovrà rappresentare la Cina alla Biennale di Venezia. Dopo tre mesi di selezione e discussione, è stato selezionato quello dell’artista e curatore Qiu Zhijie che ha proposto il tema del continuum storico不息 (Continuum-Generation by Generation) e le opere degli artisti Tang Nannan, Wu Janan, Wang Tianwen e Yao Huifen.
Continuum-Generation by Generation è una visione ideologica sull’identità, sulla nazionalità, sulla cultura, sull’esperienza della vita. In quanto cinese sono sensibile all’argomento e al progetto sullo spirito infinito della nazione. I cinesi sono andati avanti nel tempo, di generazione in generazione verso il futuro, tramandando la civiltà per sempre. Un detto cinese riferisce: “generare è anche assumere responsabilità”. Il tema Continuum-Generation by Generation fa pensare intensamente alla situazione del popolo cinese, alla capacità di mantenere l’identità culturale nel cambiamento. Il fenomeno è evidenziato dalla tendenza all’integrazione economica globale, al procedimento di modernizzazione e promozione economica che il paese sta attuando. Il processo di crescita economica ha ampliato il divario tra ricchi e poveri. La popolazione rurale si muove verso le città dove si determinano profonde e contraddittorie trasformazioni e dove la concentrazione abitativa rende difficile la possibilità di lavoro. La sicurezza sociale e l’assistenza medica sono un lontano miraggio, e il problema del cibo come Gutter oil, e quello dell’inquinamento ambientale, sono i gravi problemi che affliggono il paese e il mondo. Com’è dunque possibile parlare di Continuum-Generation by Generation? Un’idea di continuità culturale ha bisogno di condizioni di armonia e di equilibrio in cui credere.
Nel tentativo di interpretare questa contraddizione, sarà utile ripercorrere brevemente le partecipazioni dei padiglioni cinesi alla Biennale di Venezia
Nel 2003, la Cina deve inaugurare il suo padiglione, ma la diffusione del mortale virus della “SARS” impedisce l’uscita dal paese di opere e artisti. L’occasione prestigiosa di proporre la propria immagine al mondo subisce un grave danno. Il progetto espositivo del padiglione cinese, con un accordo tra gli organizzatori cinesi e la Biennale di Venezia, è realizzato presso il Guangdong Museum of Art (25 luglio 2003) ma è presente nel catalogo della Biennale di Venezia. Il curatore Fan Di’an ha scritto un testo sul tema proposto dal padiglione cinese: Paesaggio artificiale. La creazione nel 2003 di un padiglione nazionale della Cina alla 50. Biennale, così come il recente ingresso nel World Trade Organization e il fatto di essere la nazione ospitante per le Olimpiadi del 2008 a Pechino e per l’Esposizione Mondiale del 2010 a Shanghai, dimostra ancora una volta che la Cina è diventata un membro irrinunciabile della comunità internazionale. Questi importanti avvenimenti sottolineano i cambiamenti sociali e culturali che sta attraversando la Cina all’inizio di questo nuovo secolo. A sottendere questi mutamenti ci sono la realtà di un paese che vive una sensazionale “urbanizzazione” e il “panorama” di una cultura sempre più soggetta alla “globalizzazione”.[1]
Nel 2005, l’artista Cai Guoqiang, vincitore del Leone d’oro alla 48° Biennale di Venezia 1999, è curatore del progetto Emersion con cui annuncia al mondo la presenza ufficiale del padiglione della Repubblica Popolare Cinese nella Biennale di Venezia, nello spazio posto accanto al padiglione italiano all’Arsenale e Giardino delle Vergini. Gli ambienti sono belli, ma ancora occupati da contenitori d’olio, di cui, dopo i lavori di restauro, resterà un esemplare. Il padiglione cinese alla Biennale di Venezia è portavoce dell’immagine politico-culturale: è, in miniatura, il riflesso dell’ideologia nazionale. Le opere rispettano le caratteristiche dell’arte tradizionale. Il progetto di “arte con caratteristiche cinesi”, com’è stato evidenziato, è il proseguimento di quello del comunismo cinese “Costruire un paese del socialismo con caratteristiche cinesi”. L’influenza dell’arte contemporanea occidentale ha aperto una riflessione sull’arte cinese che solo apparentemente imita le forme occidentali realizzando opere che possono diventare l’ombra d’ altro. Ma in cosa consiste la particolarità dell’arte contemporanea cinese? È questa la domanda da porsi. La risposta è in un ritorno all’origine: le forme dell’artigianato tradizionale e l’arte locale nazionalista sono la nuova materia per la creazione dell’arte contemporanea, come si mostra nel “Dinamismo originale” degli artisti cinesi.
In una recente intervista al quotidiano Xin Jingbao, Qiu Zhijie, curatore del padiglione cinese della Biennale 2017, spiega il senso del termine “contemporaneo” (当代), attraverso lo spostamento d’ordine all’interno della stessa frase: -non si tratta di costruire “un’arte contemporanea cinese” (中国当代艺术), quanto di considerare contemporanea l’arte cinese (当代中国艺术)-.
Iniziamo a guardare l’identità e la professione del curatore e degli artisti, per avere una conoscenza preliminare del padiglione cinese 2017.
Il curatore Qiu Zhijie (in lingua cinese: 邱志杰) proveniente dalla provincia di Fujian, è il presidente della School of Experimental Art in China Central Academy Of Fine Arts (CAFA). Studioso di storia, di filosofia e di cultura tradizionale cinese, ha adottato i metodi di ricerca propri dell’antropologia e della sociologia. Qiu Zhijie, artista e autore di opere sulla teoria dell’arte, ritiene che le questioni artistiche si possano risolvere solo con l’esperienza personale e considera l’arte un metodo per il proprio sviluppo culturale.
Tang Nannan (in lingua cinese: 汤南南) sul suo sito scrive: In Nannan’s works, nostalgia in modern cities presents as the main theme and questions of time and memory, myths and poetry, nostalgia and life and death are discussed. With his cultural sociology research, the artist tries to integrate multiple forms of art like painting, video installation,photograph,multiscreen video theatre and makes effort to exploring art forms based on his own life experience and concerning modern living circumstances. Nella presentazione per la sua mostra personale Billennium Waves (2016), il curatore Qiu Zhijie ha scritto: Virtually, Tang is my junior fellow apprentice instead of my apprentice. I once said:”There is no teacher or student, but fellow students that learn the truth later or earlier.” All the apprentices learn from the nature, the tradition or the possibility. However, I’m not inclined to choose “possibility”, one borrowed word. I’d rather call my teacher as the unification of principle and expedient in Confucianism, as Yi-principle and as inherent laws of things. When able to learn beyond the platitudes and act up to the laws, he can see the true appearance of my teacher. It is Tang that makes it and turns out to be my junior fellow apprentice. Tang is devoted to practice for the past decade, plain and silent, and eventually makes a great achievement. It is enough to show that I am not cheated by the tradition and not isolated on the way. Besides, refined men are still alive, and then our hometown is not far any more.
Wu Janan (in lingua cinese: 邬建安) è interessato alla ricerca sull’arte popolare tradizionale che prosegue con una nuova interpretazione.
Wang Tianwen (in lingua cinese: 汪天稳) studia dall’età di 12 anni il teatro d’ombre con il famoso Maestro Li Zhanwen (in lingua cinese: 李战文), conduce la ricerca sul teatro d’ombre dello Shanxi, è considerato un maestro depositario della tradizione artigianale della cultura popolare. E’ il presidente dell’associazione del Teatro delle ombre nella provincia di Shanxi; è l’esperto della valutazione e il restauratore per le antiche opere del teatro delle ombre. Ha lavorato insieme con le case cinematografiche per la produzione di film di genere.
Yao Huifen (in lingua cinese: 姚惠芬), nata nella provincia dello Jiangsu, sin da quando era bambina ha studiato ricamo. E’ una ricamatrice di Suxiu (苏绣), stile tradizionale della provincia dello Jiangsu. Il suo lavoro è molto minuzioso e rivolto a realizzare il ricamo secondo lo stile “Luanzhenxiu”(乱针绣), che è più libero rispetto il Suxiu tradizionale, e si esprime come una pittura ricamata. Yao ha vinto premi dell’artigianato nazionale, è stata invitata da State Council Information per una visita di scambio culturale nella Repubblica Ceca, in Russia, in Romania, in Moldavia e in altri paesi stranieri dove ha fatto mostre di ricamo. Yao ha fondato il Museo di ricamo di Yao Huifen a Zhenhu (vicino la città Suzhou in Cina), dove lavorano cerca 40 ricamatrici.
Le opere presentate dai quattro artisti invitati alla Biennale 2017 nascono da un’esperienza di confronto giocata sul limite tra arte e artigianato (ricamo, teatro delle ombre), tra tradizione e contemporaneità, dando luogo a una scena multimediale che, senza soluzione di continuità (“continuum”) lega l’antico al moderno (“generation by generation”) confermando la specificità di un’arte nazionale.
[1] Fan Di’an, Paesaggio artificiale, in Catalogo a cura di Francesco Bonami e Maria Luisa Frisa , SOGNI E CONFLITTI- LA DITTATURA DELLO SPETTATORE, Venezia, 50° Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, Marsilio, 2003, p.582