Venezia, 13 Aprile 2017 – Sarà attribuito a Carolee Schneemann il Leone d’Oro alla Carriera della 57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – VIVA ARTE VIVA.
La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta della curatrice della 57. Esposizione Internazionale d’Arte, Christine Macel.
Biennale di Venezia
57. Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia
13 maggio – 26 novembre 2017
VIVA ARTE VIVA
Carolee Schneemann
Leone d’Oro alla Carriera della Biennale Arte 2017
Rivendicazioni di un corpo
di Vittoria Biasi
19 aprile 2017 – Roma (Italia)
Fin dagli anni ’60, Carolee Scheemann è compagna di percorso di Allan Kaprow, Cloes Oldenburg, accanto ad altri artisti, con cui intraprende un percorso di rapporto con il reale secondo una visione fluida, senza separazione tra attore e spettatore, tra oggetto e scarto. Carolee Scheemann è una donna e il suo corpo femminile sarà la pagina su cui l’artista scriverà la rigorosa critica artistica, sociale, politica. Partecipa agli spettacoli del Judson Dance Theather con performances sue e di Yvonne Rainer accanto allo scultore minimalista Robert Morris. Sono gli anni connotati dagli eventi di George Maciunas, del movimento Fluxus, del Gruppo Gutai, in cui gli artisti liberavano se stessi, il linguaggio dal concetto stesso di sistema dell’arte e della vita, traferendo nei propri eventi il vigore, la forza compressa di convinzioni, giustizia, ricerca, esperienza estetica del corpo.
Agli eventi del Judson Dance Theather partecipano anche Niki di Saint Phalle, Robert Raushenberg. Carolee Scheemann introduce un particolare tipo di performance chiamata task , in cui i movimenti ordinari, sono sostituiti da quelli simbolici, come la danza. Questa è adottata da Simone Forti, Yvonne Rainer e Trisha Brown, fondatrice della danza postmoderna. La task performance è una risposta al femminile alla performance come azione proprie di artisti generalmente dell’altro sesso. Negli stessi anni, in Europa, c’è la performance come rituale di Joseph Beuys e degli azionisti viennesi come Hermann Nitsch, Otto Mühl e di coloro che praticavano la performance come destruction art. “Performance art was the one place where there were so few definitions” è il titolo con cui Laurie Carlos introduce lo studio Performance live art since the 60s di RoseLee Goldberg (Thames&Hudson 2004) in cui nota come l’affermazione di alcune immagini – Leap into the Void di Yves Klein o Interior Scroll di Carolee Scheemann sono divenute icone nella storia della performance importanti come, nello studio della storia dell’arte moderna, lo sono la Fountain di Duchamp o Campbell’s Soup Cans di Andy Worhol.
Carolee Scheemann nel 1963 ancora pittrice compie un passo molto coraggioso: pone il suo corpo nudo al centro di una pittura tridimensionale. La fotografia della performance privata Eye Body segna il cambiamento del pensiero artistico: il suo corpo e la pittura sono insieme materiali di costruzione per la futura dimensione.
In Europa la performance è vissuta dagli intellettuali, tra cui Jean Genet e Sartre, come un’arte combattiva o come una rivoluzione politica e artistica. Tra le opere più espressive di Carolee Scheemann ricordiamo Meat Joy (1964) della durata di settanta minuti, in cui uomini e donne seminudi o quasi si dipingono l’un l’altro tra aggrovigli corporei che includono animali, carni morte, pesci. La performance presentata al Jean-Jacques Lebel’s First Festival of Free Expression at the American Center in Paris, è replicata al Judson Church in New York nel Novembre dello stesso anno.
Scheemann è stata la prima artista americana a passare l’action performance alla Body art, creando un nuovo genere in assoluto divenuto anche l’emblema dell’impegno politico femminista. Il corpo è rimasto il centro delle sue performance come rifermento rituale e come “Great Goddess”.
Il rapporto con questo nuovo materiale è stato supportato da studi sulla fenomenologia della percezione fisica per una pratica artistica, sociale radicale.
Agli eventi del Judson Dance Theather partecipano anche Niki di Saint Phalle, Robert Raushenberg. Carolee Scheemann introduce un particolare tipo di performance chiamata task , in cui i movimenti ordinari, sono sostituiti da quelli simbolici, come la danza. Questa è adottata da Simone Forti, Yvonne Rainer e Trisha Brown, fondatrice della danza postmoderna. La task performance è una risposta al femminile alla performance come azione proprie di artisti generalmente dell’altro sesso. Negli stessi anni, in Europa, c’è la performance come rituale di Joseph Beuys e degli azionisti viennesi come Hermann Nitsch, Otto Mühl e di coloro che praticavano la performance come destruction art. “Performance art was the one place where there were so few definitions” è il titolo con cui Laurie Carlos introduce lo studio Performance live art since the 60s di RoseLee Goldberg (Thames&Hudson 2004) in cui nota come l’affermazione di alcune immagini – Leap into the Void di Yves Klein o Interior Scroll di Carolee Scheemann sono divenute icone nella storia della performance importanti come, nello studio della storia dell’arte moderna, lo sono la Fountain di Duchamp o Campbell’s Soup Cans di Andy Worhol.
Carolee Scheemann nel 1963 ancora pittrice compie un passo molto coraggioso: pone il suo corpo nudo al centro di una pittura tridimensionale. La fotografia della performance privata Eye Body segna il cambiamento del pensiero artistico: il suo corpo e la pittura sono insieme materiali di costruzione per la futura dimensione.
In Europa la performance è vissuta dagli intellettuali, tra cui Jean Genet e Sartre, come un’arte combattiva o come una rivoluzione politica e artistica. Tra le opere più espressive di Carolee Scheemann ricordiamo Meat Joy (1964) della durata di settanta minuti, in cui uomini e donne seminudi o quasi si dipingono l’un l’altro tra aggrovigli corporei che includono animali, carni morte, pesci. La performance presentata al Jean-Jacques Lebel’s First Festival of Free Expression at the American Center in Paris, è replicata al Judson Church in New York nel Novembre dello stesso anno.
Scheemann è stata la prima artista americana a passare l’action performance alla Body art, creando un nuovo genere in assoluto divenuto anche l’emblema dell’impegno politico femminista. Il corpo è rimasto il centro delle sue performance come rifermento rituale e come “Great Goddess”.
Il rapporto con questo nuovo materiale è stato supportato da studi sulla fenomenologia della percezione fisica per una pratica artistica, sociale radicale.