Roma – 28 Ottobre 2021 by Vittoria Biasi
La pubblicazione del volume Enrico Castellani. Scritti, 1958- 2012, Ed. Arscondita 2021 in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani a cura di Federico Sardella avviene nel periodo di sospensione, di cesura, forse, storico-sociale tra ciò che è stato e quel che verrà. Lo spazio temporale tra le fasi è paragonabile all’interruzione tipografica ad un intervallo bianco nella pagina, la cui superficie, accanto a quella della tela, è il luogo su cui il pensiero si dona per esprimere una relazione con la realtà del tempo, con il suo moto. Il poeta Jean Daive con la parola mère posta in alto, sul lato sinistro del foglio, introduce la spazialità monocroma, e il sacré del suo movimento. Gli scritti e le opere di Enrico Castellani del 58/59 sono contemporanei, vicini alla poesia francese di Jean Daive, che definisce quel bianco puro lampo del nulla libero (Henri Meschonnic, Critique du rytme, ed. Verdier 1982, pag. 325).
La raccolta di pensieri, riflessioni inizia con lo scritto Totalità nell’arte d’oggi, datato 1958. Secondo il curatore Federico Sardella il testo è stato redatto nell’anno successivo quando Castellani realizza la prima superficie a rilievo.
Il documento precisa il valore della pittura monocroma e del suo silenzio quale ultima soglia per differenziarsi dalle altre espressioni artiche. Il concetto è condiviso da Renato Barilli nel catalogo per la mostra Anni ’90, a sua cura. Lo storico, all’interno dello studio sul decennio appena concluso, rileva il gesto sacrificale della pittura che, per continuare ad esistere, deve puntare ad un azzeramento che la riconduca alla quaresima del monocromo (Renato Barilli, Anni ’90, Ed. Mondadori 1991, pag.12).
Le riflessioni di Castellani sul percorso artistico del secondo novecento, che si snoda tra la monocromia e la nascita di movimenti, approdano all’argomento conclusivo e dominante della sua consapevolezza di aver smaterializzato plasticamente le superfici. Rinunciando al colore per accogliere la luce, l’artista esalta la possibile rifrazione linguistica, da cui fa discendere le modulazioni sonore.
Gli scritti, tra cui alcuni inediti, sono preceduti da note informative che Federico Sardella propone in forma essenziale e importante come un’esile cornice in cui si liberano storie di ricerca, confronto, relazioni, amore.
Il curatore informa su tempi, mostre, conoscenze senza commentare la storia che appare nella formulazione più alta. Gli scritti degli artisti sono lo strumento più importante e vero per accostarsi in modo diretto e reale al pensiero dell’arte che guida l’opera. È in questo senso che prediligo definirmi realista, scrive Castellani, contro i retorici di realtà eternamente immutabili e gli esteti di formule parascientifiche (Enrico Castellani, Scritti 1958-2012, Ed. Carte d’Artisti, pag.17).
La modulazione delle superfici per effetto della luce acquistano la terza dimensione e arricchendosi di nuove percezioni, fuoriescono dalla concezione tradizionale spazio-temporale, divenendo riflesso dello spazio interiore totale, privo di contraddizione, ma in continuo e rapido superamento, assimilazione, di momenti che il tempo confina come materiale precario (op. cit E.Castellani pag17)
Il passaggio con cui Castellani conclude Totalità nell’arte d’oggi è vicino all’immagine raggiunta da Malevič in Il Suprematismo (manifesto del 1919), in cui, avendo sigillato i colori in una tasca, l’artista presenta se stesso e noi di fronte alla distesa di un abisso bianco e libero.
I due artisti, separati da un segmento temporale di quaranta anni l’uno dall’altro (1919-1959), esprimono la propria poetica, che per ciascuno avrà un peso personale e storico.
I linguaggi aniconici sono l’approdo del confronto con la visione interiore, levigata dal pensiero e trasferita ad un livello successivo di sintesi intensa e totale. L’astrazione raggiunta dai due artisti si può accostare alla parola nelle pagine autografe di Sant’Ignazio da Loyla. Negli esercizi spirituali il lavoro di cancellazione, riscrittura e annotazione documenta il tentativo di adeguare la parola alla ‘realtà’ del pensiero.
Gli scritti di Malevič e di Castellani hanno in comune la consapevolezza di una storia che si dipana quasi dalla conclusione: dall’abisso bianco e libero per il primo e dallo spazio-luce per il secondo.
La coscienza e la forza del pensiero introducono il lampo di tempo dall’originario enunciato che occupa uno spazio diverso dallo scorrere quotidiano della vita.
Il tempo della vita
Il curatore Federico Sardella presenta gli scritti estrapolando il titolo dall’argomento trattato. I due saggi Totalità nell’arte d’oggi accanto a Continuità e Nuovo introducono la raccolta e ne sono separati per lo spirito critico, di conquista, di desiderio di costruzione autentica, di dichiarazione di poetica. La separazione tra un prima e un dopo potrebbe essere lo scritto Nota, nato dall’invito, nel 1967, di Francesco Leonetti, come informa il curatore. Castellani si pone il problema dell’origine, quasi di una sacralità dell’opera che debba sottrarsi all’usura del consumismo oppure alla mercificazione del pensiero. Lo scritto parte dal dolore sul fraintendimento della ricerca e dell’esperienza culturale. Il messaggio culturale della loro arte è stato disatteso dalle istanze sociali del periodo, evidenziate da Pasolini, compagno di percorso.
Nello scritto Al Giamaica dietro dopo il corridoio in fondo c’eravamo tutti ed anche Piero Castellani pone in primo piano la figura di Piero Manzoni impassibile e come assente, […] con l’aria austera come nei suoi momenti di noia. Tace perché sa già tutto: che tutto è stato travisato, banalizzato, ed il silenzio è come una resistenza passiva contro la volgarità ed una maniera di reagire alla malafede e all’ignoranza. Le pagine sono state scritte nel 1963 in occasione della morte di Piero Manzoni.
Tra gli scritti, espressione di una ricerca umana prolungamento o compagna di quella artistica è possibile accostare Adesso scriverò a Renata con parole asciutte e precise come un’estroflessione della sua tela: Scrivi. Scrivere. L’arte, La libertà e Lo spirito di geometria… . Castellani ci lascia parole preziose, concetti e spazi di difficile confronto tra la realtà interiore e la sua emanazione, espresso da Lo spirito della geometria. Due importanti esperienze meditative appaiono vicine alla sua ricerca sull’idea di principio e di luce: L’origine de la géometrie di Edmund Husserl e gli studi di Francesco Leonetti.
Scrivi. Scrivere è il testo della convivenze tra diverse argomentazioni. L’artista espone la vacuità di disquisizioni disposte in una successione di Trattasi in cui esercizio linguistico o notazione rimanda al precedente senza nulla dire o affrontare il problema e conclude con la discussione su una partita a Briscola al tavolo di Ottavio con la mescita di vini dolci braccianesi. Si possono contare i punti se giochi a Briscola? Si, li puoi contare ma se giochi a Tressette non li puoi contare perché è così. Alla discussione animata fa da contrappunto la pagina del Messaggero, posato sul tavolo accanto, con la notizia, in evidenza, degli aspri scontri sulla statale con cinque feriti e sette arresti riportata sulla pagina. Tra le due narrazioni, una all’inizio e l’altra a conclusione dello scritto, Castellani introduce il concetto di inizio. Qual è l’inizio della vita o del libro o dell’opera? Nulla comincia dal principio!!
La smaterializzazione della superficie è un punto di arrivo e il bianco è l’inizio di una storia altra.
È emozionante il testo scritto da Castellani per la mostra La prova del 1999 in cui rievoca i fatti della contestazione studentesca di Trento, del 1febbraio 1968 La facoltà di Sociologia fu occupata e ciò segnò l’inizio della rivolta studentesca durata due mesi. Su iniziativa di Bruno Kessler, come ricorda Sardella, la Facoltà di Sociologia istituì un Comitato ordinatore in cui erano presenti intellettuali quali Norberto Bobbio, Marcello Boldrini, Nino Andreatta.
Molti personaggi che accompagnano la vita di Castellani sono presenti nei suoi scritti. La raccolta si avvia alla conclusione con la pagina dedicata all’artista Antonella Zazzera, conosciuta presso la galleria Extra Moenia di Giuliana Soprani e di cui Antonella è stata collaboratrice fin da giovinetta e per sempre; cui segue quella dedicata a Dorazio, amico dai tempi della Galleria dell’Ariete.
Vostra Altezza Reale è il discorso scritto da Castellani in occasione del conferimento del Premium Imperiale per la pittura il 13 ottobre del 2010 indetto dalla Japan Art Association.