Rafael GomezBarros, House Taken
Dimensions Variable, Fiberglass, Resin, Wood, Fabric, Sand, Coal, 2008-2017
©Rafael GomezBarros
The Dictionary of Evil
2.3.–3.18. 2018 Opening 2.3. Press Preview 2.2.
Location
Green City Experience Center e-Zen
131 Nanseolheon-ro, Chodang-dong, Gangneung, Gangwon-do, S.Korea
di Vittoria Biasi
Roma 12.02.2018
La biennale di Gangwon si svolge nella particolare Gangneung Green City presso Experience Center E-Zen, luogo sorto per sollecitare il rispetto ambientale. La Green City utilizza pannelli e pompe di calore geotermiche; mezzi di trasporto elettrici. Vi sono luoghi in cui le famiglie possono realizzare candele a mano o imparare a lavare i panni senza l’uso della lavatrice; vi sono giochi per famiglie e informazione sui rifiuti, percorsi eco-formativi. Gangneung è nella provincia di Gangwon dove si trova anche PyeongChang sede dei Giochi Olimpici e Paraolimpici Invernali 2018. Queste passeranno alla storia per l’emozionante immagine delle due donne rappresentanti delle due Coree, che, vestite di bianco, appaiono insieme, attraversano un campo bianco, salgono i gradini con la fiaccola olimpica per accenderei fuoco della pace, della protezione.
All’ombra degli Olympic Winter Games PyeongChang 2018, l’evento culturale della Gangwon International Biennale, si apre con il titolo provocatorio The Dictionary of Evil, richiamando l’attenzione del mondo dell’arte. La biennale, organizzato da Gangwon International Art Exhibition & Folk Art Festival Organizing Committee, è aperta al pubblico dal 3 Febbraio fino al 18 Marzo, per i quarantaquattro giorni delle Olimpiadi e delle Paraolimpiadi. I due eventi sono paragonabili al simbolo Yin /Yan: da una parte la sfida dei giochi olimpionici deve dimostrare di aver conquistato un rapporto armonico, di pace, amicizia, collaborazione tra le rappresentanze culturali; dall’altra vi è la ricerca, lo sguardo reale per parlare della condizione umana o, come ha scritto Mee Yo del The Korea Thimes , per affrontare il male sociale. Il direttore artistico sintetizza le finalità della biennale nella riflessione sulla tragica condizione dell’umanità, sulla possibilità dell’arte di offrire una via per il recupero delle risorse, delle possibilità, del valore umano. In tal senso la biennale di Gangwon vuole mettere la distanza tra sé e i temi delle biennali occidentali che si relazionano in modo soft con le problematiche sociali, privilegiandone l’aspetto linguistico a all’interno del percorso dell’arte. La biennale Gangwon vuole spingere lo sguardo dell’arte in un contatto profondo con la storia quotidiana dell’uomo, attribuendo all’artista la funzione di alto valore sociale tradizionalmente riconosciuta in Oriente! Gli artisti invitati provengono dalle aree asiatiche e dai paesi coinvolti nei disastri bellici.
L’invito ad un atteggiamento più responsabile, riguardoso verso i valori della terra, non come pura retorica, è esteso all’arte, alla sua spettacolarizzazione . La sollecitazione parte dalla Corea, che persegue importanti studi di ricerca scientifico-tecnologica accanto a forme di educazione ambientale e artistica, capillarizzata nei musei di arte contemporanea. Hong Kyoung-Han predilige artisti noti a livello internazionale per partecipazione a biennali o a Documenta, compilando una biennale delle biennali, seguendo il crinale della critica sociale con la partecipazione di artisti come Thomas Hirschhorn (Svizzera); Wael Shawky (Egitto); Walid Raad (Libano / Stati Uniti); Propeller Group, gruppo multinazionale composto da artisti americani e vietnamiti; Rafael Gomez Barros (Colombia), noto per le sue sculture di formiche che invadono le facciate delle istituzione e, costitute in realtà, dalla congiunzione di due teschi; Alfredo e Isabel Aquilizan (Australia / Filippine); il collettivo giapponese Chim Pom, che ha contribuito a promuovere l’arte contemporanea asiatica nel mondo e a incoraggiare artisti emergenti provenienti dall’Asia. Sono presenti artisti che lavorano sulla tragedia e sui rifugiati politici della guerra civile siriana come l’artista siriano Tammam Azzam e il libanese Akram Zaatari. Sono presenti artisti coreani che lavorano attivamente a livello internazionale e nazionale come Cho DuckHyun, che è attualmente professore al College of Art and Design presso l’Ewha Womans University; Im HeungSoon, che ha vinto il Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2015; Kim SeungYoung, focalizzando sul problema dell’identità; Yangachi, che immagina un paese immaginario, la “Corea del Medio”, che dovrebbe sorgere dalla fusione di alcuni aspetti della Corea del Nord e della Corea del Sud; Lee Wan, che ha rappresentato la Corea nella Biennale di Venezia del 2017. Tra gli artisti coreani figurano ancora Chang Jia, D Hwang, Han HyoSeok, Sim SeungWook, Choi Sun, Choi ChanSook, Black Jaguar, Lee Jinju, Safranski Mackerel, Kim Kira × Kim HyungKyu che esporrano opere inedite. È di particolare importanza la presenza, per la prima volta, del film documentario di Park Jong-pil, morta lo scorso anno, dopo aver raccolto e testimoniato la povertà e il disagio di coloro che vivono la diversità. Altre partecipazioni particolari sono quella dell’artista Joun JeiHun minatore in Teabaek, Gangwon-do e quella di Jeong YeonSam, artista di talento scomparso all’età di 31 anni.
All’ombra degli Olympic Winter Games PyeongChang 2018, l’evento culturale della Gangwon International Biennale, si apre con il titolo provocatorio The Dictionary of Evil, richiamando l’attenzione del mondo dell’arte. La biennale, organizzato da Gangwon International Art Exhibition & Folk Art Festival Organizing Committee, è aperta al pubblico dal 3 Febbraio fino al 18 Marzo, per i quarantaquattro giorni delle Olimpiadi e delle Paraolimpiadi. I due eventi sono paragonabili al simbolo Yin /Yan: da una parte la sfida dei giochi olimpionici deve dimostrare di aver conquistato un rapporto armonico, di pace, amicizia, collaborazione tra le rappresentanze culturali; dall’altra vi è la ricerca, lo sguardo reale per parlare della condizione umana o, come ha scritto Mee Yo del The Korea Thimes , per affrontare il male sociale. Il direttore artistico sintetizza le finalità della biennale nella riflessione sulla tragica condizione dell’umanità, sulla possibilità dell’arte di offrire una via per il recupero delle risorse, delle possibilità, del valore umano. In tal senso la biennale di Gangwon vuole mettere la distanza tra sé e i temi delle biennali occidentali che si relazionano in modo soft con le problematiche sociali, privilegiandone l’aspetto linguistico a all’interno del percorso dell’arte. La biennale Gangwon vuole spingere lo sguardo dell’arte in un contatto profondo con la storia quotidiana dell’uomo, attribuendo all’artista la funzione di alto valore sociale tradizionalmente riconosciuta in Oriente! Gli artisti invitati provengono dalle aree asiatiche e dai paesi coinvolti nei disastri bellici.
L’invito ad un atteggiamento più responsabile, riguardoso verso i valori della terra, non come pura retorica, è esteso all’arte, alla sua spettacolarizzazione . La sollecitazione parte dalla Corea, che persegue importanti studi di ricerca scientifico-tecnologica accanto a forme di educazione ambientale e artistica, capillarizzata nei musei di arte contemporanea. Hong Kyoung-Han predilige artisti noti a livello internazionale per partecipazione a biennali o a Documenta, compilando una biennale delle biennali, seguendo il crinale della critica sociale con la partecipazione di artisti come Thomas Hirschhorn (Svizzera); Wael Shawky (Egitto); Walid Raad (Libano / Stati Uniti); Propeller Group, gruppo multinazionale composto da artisti americani e vietnamiti; Rafael Gomez Barros (Colombia), noto per le sue sculture di formiche che invadono le facciate delle istituzione e, costitute in realtà, dalla congiunzione di due teschi; Alfredo e Isabel Aquilizan (Australia / Filippine); il collettivo giapponese Chim Pom, che ha contribuito a promuovere l’arte contemporanea asiatica nel mondo e a incoraggiare artisti emergenti provenienti dall’Asia. Sono presenti artisti che lavorano sulla tragedia e sui rifugiati politici della guerra civile siriana come l’artista siriano Tammam Azzam e il libanese Akram Zaatari. Sono presenti artisti coreani che lavorano attivamente a livello internazionale e nazionale come Cho DuckHyun, che è attualmente professore al College of Art and Design presso l’Ewha Womans University; Im HeungSoon, che ha vinto il Leone d’argento alla Biennale di Venezia 2015; Kim SeungYoung, focalizzando sul problema dell’identità; Yangachi, che immagina un paese immaginario, la “Corea del Medio”, che dovrebbe sorgere dalla fusione di alcuni aspetti della Corea del Nord e della Corea del Sud; Lee Wan, che ha rappresentato la Corea nella Biennale di Venezia del 2017. Tra gli artisti coreani figurano ancora Chang Jia, D Hwang, Han HyoSeok, Sim SeungWook, Choi Sun, Choi ChanSook, Black Jaguar, Lee Jinju, Safranski Mackerel, Kim Kira × Kim HyungKyu che esporrano opere inedite. È di particolare importanza la presenza, per la prima volta, del film documentario di Park Jong-pil, morta lo scorso anno, dopo aver raccolto e testimoniato la povertà e il disagio di coloro che vivono la diversità. Altre partecipazioni particolari sono quella dell’artista Joun JeiHun minatore in Teabaek, Gangwon-do e quella di Jeong YeonSam, artista di talento scomparso all’età di 31 anni.
Akram Zaatari, Untold, C-prints, 40x43cm, 2008 cAkram Zaatari.
Courtesy Sfeir-Semler Gallery, Hamburg
Almagul Menlibayeva, Kurchatov 22, video still
Han Sai Por, Black Forest, 11 x 9 x 3.5m, wood, charcoal and ceramic bones, 2018
©Han SaiPor
Thomas Hirschhorn, Pixel-Collage n°21, prints, tape, plastic sheet, 30.5×45.5cm, 2015 ©Thomas Hirschhorn. Photo Florian Kleinefenn. Courtesy Galerie C
Kim MyongKyu, visible invisible, 130x195cm oil on canvas, 2000
Wael Shawky, The Cabaret Crusades-The Path to Cairo, HD Film, sound, colour, 58 mins, 2012 ©Wael Shawky. Courtesy Lisson Gallery