Witaja Junma, Life/Time Interactive installation
La micro-biennale Thai indipendente
Una rete di mostre ricopre la città di Venezia durante la biennale d’arte, diffondendo l’idea di un’arte suprema rappresentata nei luoghi ufficiali accanto cui sfilano eventi collaterali, affiliati nel logo. L’insieme appare come una grande vetrina da cui lo sguardo sottrae ciò che riconosce o che fa emergere dall’indistinta esposizione.
Giorgio Agamben, ripercorrendo momenti del pensiero di Hegel, ricorda che il segno “è una cosa naturale, che non ha, in sé, alcun significato assoluto, ed è posto arbitrariamente da soggetto in relazione a un oggetto.” (Il Linguaggio e la morte pag.56 ed. Einaudi 1982).
La 58. Biennale di Venezia, quest’anno in particolare, si svolge come un grande romanzo costituito da infiniti capitoli e paragrafi attorno al titolo May you live in interesting times, alludendo a riflessioni che possono aprirsi su orizzonti vasti e indeterminati. In tal senso, con l’attenzione rivolta verso la tematica della biennale, l’opera dell’artista italiana Lara Favaretto, avvolge il padiglione centrale in una nube di nebbia, annunciando lo smarrimento di un percorso espositivo.
Tra gli aspetti che vivacizzano Venezia emerge l’attenzione verso la condizione di isolamento mentale di due progetti: Manovre di Ludovica Carbotta nell’ex polveriera austriaca di Forte Marghera (Mestre) e Trans-Synthesis, presentato da Songkhla Pavilion (Tailandia).
Il Songkhla Pavilion è la prima biennale, una micro-biennale, che, parte dalla città di Sangkha (Signora in tailandese) e si propone nella città di Venezia, sede della più importante biennale del mondo, con un proprio logo indipendente da alcune logiche convenzionali dell’arte.
L’artista Amrit Chusuwan, ideatore del progetto, ha raggiunto una visione sempre più profonda e sottile di segmenti percettivi, che si sono sviluppati nell’osservanza di filologie linguistiche, come si evince dalle installazioni multimediali tra cui quelle realizzate sul rapporto tra il sussurro dell’onda marina e la sensazione dei piedi nudi in contatto con la sabbia, o tra l’acqua, contenuta in una vasca in cristallo, e i suoi movimenti proiettati sulla parete. Per il Songhkla Pavilion, l’artista ha presentato il video Not the Same Own World. Amrit Chusuwan impegna lo spettatore a sostenere per venti minuti l’impercettibile movimento delle mani di una danzatrice Thai abbigliata nello splendore del costume tradizionale. L’icona rappresenta il movimento minimo sulla flessuosità della danza secondo un’analisi che da Degas a Renoir giunge fino a Galileo Chini.
Il progetto Trans-Synthesis articola un percorso di identità culturale in cui i legami o le traslazioni realizzate da Galileo Chini si armonizzano con la logica espositiva, predisponendo ad un’apertura verso i linguaggi dell’arte italiana contemporanea.
Il focus dell’esposizione è in una storia amata e condivisa, da cui nasce un pensiero di avanguardia.
La conoscenza con la curatrice Kanang Mendhaka offre l’opportunità di approfondire la storia del Songkhla Pavilion attraverso alcune domande.
Vittoria Biasi
Come è nata l’idea della Biennale Indipendente?
Kanang Mendhaka
Nel 2017 Amrit Chusuwan ci ha detto che avremmo potuto scrivere alcuni progetti artistici lavorando come un gruppo di “Art Guerrilla”. Avremmo realizzato in autonomia il nostro pensiero … anche senza il supporto del governo. Questa è diventata una sfida e ci ha messo alla prova come curatori, sostenuti dalla collaborazione di artisti, organizzatori d’arte, scenografi. Ci aiutiamo reciprocamente e ci ispiriamo alla concezione della Biennale di Venezia.
Il nostro gruppo, denominato Songkhla Pavilion, fin dalla sua nascita, ha avuto la fiducia della Songkhla Heritage Foundation con l’intento di rappresentare la Thai Contemporary Art. Il gruppo è fondato sulla collaborazione e sulla condivisione del tempo e dello spazio creativo anche con altri volontari per proporre la nostra Biennale Indipendente in parallelo alla 58a Biennale di Venezia. Pertanto siamo stati sollecitati a riflettere su come organizzarci per arrivare pronti al nostro Songkhla Pavilion con le nostre opere.
Con il supporto del governo o no, abbiamo deciso di realizzare il nostro progetto per i seguenti motivi:
– per sfidare la gestione dell’arte e della cultura occupandoci dello spazio, della lingua straniera, del tempo, delle regole e della tradizione di Venezia, patrimonio mondiale
– per essere un gruppo artistico indipendente, libero da affari, da politica o da coloro che potrebbero essere ossessionati a controllare la comunicazione artistica. L’arte è libera di dimostrare sia il lato positivo che negativo dell’essere umano espresso dalla creazione visiva o da altri sensi.
– per proporre un’espressione artistica autonoma da compromessi formali o aspettative.
Di conseguenza, questo progetto potrebbe rivelare le nostre emozioni e i sentimenti contraddittori in differenti circostanze. Siamo una squadra pronta a risolvere i problemi, anche se il tempo della nostra esposizione è di breve periodo (12 maggio -23 giugno 2019), ma dovrebbe essere il nostro punto di forza.
VB – Qual è il tuo ruolo nella realizzazione dell’evento?
KM In realtà, il nostro teamwork è determinante. Il nostro lavoro è quello di una Rapid Reaction Force. È la componente principale per organizzare il nostro progetto artistico preparato nei 4 mesi prima dell’apertura della 58a Biennale di Venezia. Il nostro obiettivo è stato determinato dallo scambio di opinioni tra il team sulle tra le diverse competenze e ciò ci ha reso responsabili del lavoro.
La struttura della gestione è stata inoltre arricchita dalla maturità e dalla natura avventurosa di chi ha acquisito esperienze pregresse alle Biennali di Venezia o all’estero.
Ad esempio Amrit Chusuwan ha esposto al Thai Pavilion per oltre 10 anni; in questo progetto, infatti, è ideatore della proposta creativa della mostra e artista allo stesso tempo.
Apisak Sonjod, curatore del Padiglione thailandese del 2007, ha visitato la Biennale di Venezia per più di decenni e si è occupato di questo progetto in qualità di commissario e co-curatore per organizzare il programma, coordinandosi per fornire fondi a supporto dell’esposizione e della realizzazione.
Io ho collaborato con gli artisti di nuova generazione in qualità di co-curatrice della mostra. Sono stata impegnata con il team della produzione artistica che ha un background di più di dieci anni nell’allestimento di mostre. Anche per queste ragioni, gli artisti impegnati nel progetto sono stati in grado di realizzare un rinnovamento dello spazio espositivo e dell’ambiente circostante.
Infine, Mr. Teapot Charoonsri, presidente della Songkhla Heritage Foundation, organizzazione senza scopo di lucro, ha ricoperto il ruolo di principale consulente e coordinatore governativo: ha invitato il vice primo ministro a presiedere la cerimonia di apertura.
VB – Che cosa significa Trans-Synthesis?
KM – Le definizioni generali di queste due parole sono
Trans: Across, Beyond, Through
Synthesis: la combinazione di idee per formulare una teoria, un nuovo sistema.
Il concept della mostra deriva dalla riflessione sul cambiamento della società thailandese come non era mai accaduto. La causa di ciò è molto complicata. Pensatori e studiosi hanno condotto approfondite indagini sulle cause del cambiamento sociale per capire i nuovi bisogni e soddisfarli. Tutto questo lavoro chiaramente non è visibile al pubblico.
Abbiamo lavorato con estrema serietà per realizzare il progetto e ci siamo resi conto che una forte matrice sperimentale è alla base di tutte le opere, una sperimentazione portata fino al limite dell’opera stessa e del suo completamento. Nella mostra c’è un forte dialogo tra le opere dei tre artisti di nuova generazione: Imhathai Suwatthanasilp, Bussarapon Thongchai e Witaya Junma. Con l’installazione di piccole sculture ottenute dalla lavorazione e dal “sacrificio” dei propri capelli, Imhathai Suwatthanasilp si pone in relazione a Bussarapon Thongchai autrice di manifesti realizzati con photoshop, per enfatizzare e focalizzare i temi della sua rivendicazione per il diritto di esistere nell’arte contemporanea femminile in Tailandia. La sperimentazione di Witaya Junma produce un teatro di ombre. L’artista, utilizzando la luce e facendo ruotare velocemente dei bicchieri che ha inciso, crea per lo spettatore il riflesso della società e dell’atmosfera Thai.
Il gruppo di artisti storici compongono un discorso di rivisitazione dell’arte moderna in Thailandia e all’arte Liberty italiana. La centralità del rapporto è individuata nella figura dell’artista italiano “Galileo Chini” che con l’opera di pittura muraria realizzata a Bangkok è considerato il fondatore del “Siam Modernism”. Sua Maestà il Re Rama V, nell’ultimo anno del suo regno, aveva invitato Galileo Chini per dipingere e decorare l’interno della nuova Sala del Trono di Anata Samakhom. L’artista era arrivato in Siam durante il periodo di transizione della Royal Coronation Ceremony del Re Rama VI. Le opere di Galileo Chini hanno avuto il pregio di rivelare la ricchezza decorativa degli affreschi nella Sala del Trono e nell’Anata Samakhom Throne Hall. In secondo luogo, le opere dei ballerini e dei paesaggi del Siam, da cui ha tratto poi ispirazione l’Oriental, sono stati esposti alla Biennale di Venezia alla Sala XXV, nel 1914.
Con un percorso inverso, l’artista Sompop Butharad ha dipinto il ritratto di Chini in Italia, andando a prendere la terra da Firenze e il fango da Venezia, così come la danzatrice dell’opera video Not the Same Our World di Amrit Chusuwan comunica con gli spettatori attraverso la fissità dei suoi occhi e l’emozione del viso. Il pubblico non sa cosa ha spinto gli artisti a dirigere la danza ma le semplici espressioni del pubblico nel condividere l’opera, dimostrano come è stata percepita.
Allo stesso modo, abbiamo invitato gli artisti italiani Emanuele De Reggi e Alessandro Kokocinski per l’intensità delle loro idee nel dialogo delle prospettive artistiche.
VB – Come è strutturata questa micro biennale?
KM – Songkhla Pavilion, è la sezione delle Thailandia che riunisce artisti tailandesi di varie generazioni organizzati come micro-gruppi. I curatori e anche gli operatori del menagement dell’arte e della cultura sono uniti nello stesso obiettivo di realizzare ogni aspetto del progetto. Allo stesso modo, noi proponiamo un modo alternativo di presentare l’arte tradizionale contemporanea thailandese nel suo stesso interno, dato l’aumento di coloro che abbandonano il linguaggio storico o anche le verità nascoste dalla società.
Songkhla è il nome della provincia nel sud della Thailandia, luogo della multi-cultura. Nel centro di Sangkla inoltre ci sono espressioni di arte contemporanea con artisti che si dedicano al graffitismo, alla pittura murale e il Songkhla Art Mill Art Center, che gestisce l’arte locale, è aperto alle proposte di artisti di giovani generazioni inclusi nella scena culturale internazionale.
Per incrementare il potenziale del nostro progetto di breve periodo espositivo, il team, costituito da pochi membri, sperimentando il linguaggio artistico, attraverso la ridefinizione dello spazio e con qualsiasi altro strumento immaginabile, converte le possibilità limitate in buone occasioni. Il gruppo indipendente può trasformare il tempo dell’agenda in angoli creativi liberamente nascosti. Poiché gestiamo tutto da soli, dobbiamo conoscere le regole del luogo con cui ci confrontiamo attraverso i nostri progetti. Con un piccolo spazio espositivo, possiamo gestire, decidere o adattarci rapidamente alle diverse esigenze. Sebbene vi siano molti ostacoli, l’esperienza è preziosa ed è lo strumento d’eccellenza che permette di gestire la mostra in qualsiasi momento indipendentemente dalla Biennale. Il lavoro difficile non riguarda la selezione delle opere d’arte, ma lo spostamento del nostro teamwork, la flessibilità e la praticabilità del concetto attraverso, lo spazio e il tempo dei nostri progetti artistici.
Sompop Budtarad, Portrait of Galileo Chini |
Imhathai Suwatthanasilp, Good Girls & Bad Girls in Shadow No.1 |
Amrit Chusuwan, Not the Same Own World |
Bussaraporn Thongchai, #Memetoo Project |